A caccia di microplastiche: l’allarme francese su un inquinamento invisibile
Le microplastiche sono un problema invisibile che rappresenta una minaccia per l’ambiente e la salute umana. Sono particelle solide di plastica inferiori ai 5 mm che si accumulano nell’aria, nel suolo, nei corsi d’acqua e negli oceani. Le principali fonti di microplastiche sono vernici, pneumatici, pellet e tessuti sintetici. Ogni anno, quasi 2 milioni di tonnellate di microplastiche provenienti da vernici finiscono in fiumi e oceani, mentre gli pneumatici ne rilasciano circa un milione di tonnellate nell’ambiente.
Le microplastiche contengono sostanze inquinanti e possono assorbirle, il che le rende pericolose per la salute umana e degli ecosistemi. Sono state rilevate nell’acqua in bottiglia e del rubinetto, ma non è ancora chiaro quali siano i livelli sicuri per la salute umana.
L’Unione Europea ha vietato le microplastiche non degradabili nei prodotti e ha pianificato di ridurre le emissioni di microplastiche del 30% entro il 2030. Tuttavia, gli scienziati ritengono che sia necessaria una riduzione netta della produzione di plastica per affrontare il problema alla radice.
Il Mar Mediterraneo è una delle aree più colpite dall’inquinamento da microplastiche, con il 7% di tutte le microplastiche globali. Gli scienziati stanno studiando l’impatto dell’inquinamento da microplastiche nel Mar Mediterraneo per capire meglio gli effetti sulle specie marine e sulla salute umana.
La scienza sta iniziando a capire l’entità del problema, ma c’è ancora molto da scoprire. Non esistono ancora strumenti precisi per misurare le micro e nanoplastiche, che sono spesso inferiori a un millesimo di millimetro. L’Europa e la comunità internazionale devono affrontare la scelta di continuare a gestire l’inquinamento o affrontare il problema alla radice, riducendo la produzione di plastica e limitando l’uso di sostanze chimiche pericolose.
