Barbero difende la Cgil dalle frasi di Meloni: “Non è tossico provocare il conflitto”
“Barbero difende la Cgil dalle frasi di Meloni: “Non è tossico provocare il conflitto” – Buongiorno a tutti, non vi nascondo che, come dire, sono stato a lungo in questi giorni insieme a molti altri a chiedere se il conflitto possa essere un sopravviversi. Magari capita a tutti i momenti, eh? Io non lo sapevo. Beh, magari mi sono preoccupato per nulla, perché adesso ho visto con molto piacere che tutti quanti, anche gli altri, hanno parlato di storia, hanno parlato di precedenti, di avvenimenti di 50 o 100 anni fa. Ecco, forse potrebbe voler dire che stiamo facendo la storia. Forse, per il momento, è un po' troppo. Ma sarebbe bello se in futuro, guardando a posteriori, a momenti come questi, uno potesse dire: ‘Beh, saranno ricordati anche queste giornate, in realtà'.
Però, quando mi preoccupavo, mi ha aiutato il ricordo di quel che è stato uno dei grandi maestri di noi medievalisti, uno dei grandi storici, il professor Mark Bloch. È stata una figura straordinaria per noi storici di mestiere perché ci ha insegnato un modo nuovo di fare la storia. Parliamo di un uomo nato alla fine dell'800, che ha lavorato negli anni '20 e '30, e che è stato un grande storico che ha rivoluzionato il modo di fare la storia insegnando che fare la storia significa studiare gli esseri umani, significa studiare la vita degli uomini, delle donne, dei bambini, di tutti. Quello è studiare la storia.
Quest'uomo, nato in Francia negli anni '20 e '30, è stato anche uno dei principali capezzoli della Resistenza francese. Sì, certo, non poteva stare tranquillo, perché era ebreo. Avrebbe avuto tanti modi di nascondersi e di cavarsela, e invece è andato a unirsi alla Resistenza, e si è visto arrivare questo professore cinquantenne con la pancetta, gli occhiali, l'ombrello e la borsa che ha detto: “Io credo che potrei darvi una mano”. E quel professore cinquantenne, in pochi mesi, è diventato uno dei capi della Resistenza francese, e lo è stato fino a quando non è stato tradito, arrestato, torturato dalla Gestapo e poi fucilato, nel giugno 1944.
Allora, quest'uomo era un grande borghese, figlio di professori universitari, aveva sposato una figlia di petrolieri, apparteneva a una grande borghesia che, nella Francia degli anni '20 e '30, era un ceto tutto di destra. Apparteneva a una classe sociale che si doveva scegliere fra i leader che portavano in piazza la gente con le bandiere rosse e Hitler, scegliendo Hitler, molto meglio di quanto faceva la classe sociale a cui lui apparteneva, era un borghese e in casa sua non si parlava di Politica, suo figlio ha poi ricordato: “Non lo so, non lo so qual era l'ideologia di mio padre, credo che fosse qualcosa di sinistra, ma era anche un uomo d'ordine”. Mark Bloch non ha mai fatto politica attiva, la sua classe non la faceva e non era comunista, perché aveva orrore del dogmatismo e, nel Comunismo, dei suoi tempi, vedeva quel dogmatismo che ripugnava.
Comunque, sempre però, aveva il senso degli interessi contrastanti, aveva il senso del fatto che la società è fatta di interessi che confliggono e che deve essere così, le società devono essere piene di conflitti, non è tossico provocare il conflitto per arrivare a delle soluzioni. E aveva il senso, Mark Bloch, del fatto che quando ci sono delle ingiustizie, c'è qualcuno che combatte contro quelle ingiustizie. Beh, non si può semplicemente chiamarsi fuori, c'è…[applauso]”
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