Bonelli contro la “salva-Milano”: “Un giorno e dove c'era un prato troveremo un grattacielo”
“Bonelli contro la “salva-Milano”: “Un giorno, dove c'era un prato, troveremo un grattacielo”. Stiamo di fronte a una legge che ha effetti veramente preoccupanti, non solo perché introduce 11 anni di retroattività, ma anche perché dà motivazioni in contrasto con alcune sentenze della Cassazione e col Consiglio di Stato sul tema della ristrutturazione.
Esco dal tecnicismo e voglio spiegare la questione agli italiani in modo semplice: dove c'era quasi il nulla, non potrai vedere un grattacielo; quel grattacielo, se fosse stato pensato di essere realizzato, doveva pensare di costruire scuole, servizi pubblici, opere di urbanizzazione primaria e secondaria. Tutto questo non accadrà.
Ricordo il caso di Paolo Berdini, assessore democristiano degli anni '80, che si riuscì ad ottenere la edificazione di un grande centro commerciale dove invece dovevano esserci scuole e parchi pubblici. Dopodiché, il vincolo sui servizi pubblici venne messo in atto solo dopo 10 giorni.
Io credo che questo tipo di modalità non siano scomparse e che questo sia un problema serio. L'urbanistica è sempre stata il luogo in cui si nascondevano decisioni non coincidenti con quelli dell'interesse pubblico.
Quello che è veramente preoccupante di questa legge è che introduce un elemento per nulla democratico: il momento in cui un tecnico ha l'interlocuzione diretta con un costruttore, si esautora totally dei consigli comunali e degli organismi democraticamente eletti che non potranno più decidere lo sviluppo della città. Un giorno, tu ti sveglierai e laddove c'era un prato, ti trovi il grattacielo. Questo è un problema serio, che attiene al futuro del nostro paese.
Su una cosa di questo genere, io mi sento di dire pubblicamente al Partito Democratico: fermatevi. Questo non è un problema di “salva Milano”, ma un problema che riguarda tutto il paese. È chiaro che questa legge non aiuta né l'ambiente, né lo sviluppo urbanistico del territorio.
Mi sento di ripetere: fermatevi al Senato. Fermatevi, potete trovare soluzioni diverse che non sconquassino il paese. Per ultimo, concludevo che una volta approvata la legge, la nostra unica fiducia è che la Corte Costituzionale si esprima e possa dire la sua parola, attraverso un ricorso dei giudici della procura di Milano.”