bruxelles avverte meloni: non è più tempo di trucchetti o rinvii sul pnrr
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bruxelles avverte meloni: non è più tempo di trucchetti o rinvii sul pnrr

Bruxelles avverte Meloni: non è più tempo di trucchetti o rinvii sul PNRR – lo studio degli uffici tecnici del Parlamento europeo mette nero su bianco i ritardi italiani nella messa a terra del recovery: troppi progetti sono stati spostati al 2026 (156 “target su 346) e si rischia di non attuarne una gran parte – l'UE cazzia per i tagli sui fondi per ambiente e sanità. E mette in guardia sui rischi per il debito…

Dal 31 dicembre scorso, l'Italia ha ricevuto 102,5 miliardi di euro per il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR), ma ne ha spesi solo 43 miliardi. Questo significa che sono stati utilizzati solo il 42% dei finanziamenti, corrispondente al 22% del totale dei fondi a disposizione del nostro Paese fino al 2026. Un risultato poco brillante che solleva dubbi sulla capacità del governo di concretizzare i finanziamenti.

Inoltre, con la revisione del Piano effettuata nei mesi scorsi, ci sono state distribuzioni degli impegni e delle riforme verso la fine del periodo di validità del NextGenerationEU, ovvero il 2026. Questi sono dati presenti in uno studio condotto dal Servizio Ricerche del Parlamento europeo e concluso proprio in questo mese di aprile, in cui vengono evidenziate le difficoltà italiane.

Il basso utilizzo dei fondi finora ha portato gli uffici dell'Europarlamento a sottolineare l'importanza del periodo fino ad agosto 2026 per l'attuazione completa, soprattutto per quanto riguarda le misure di investimento. È quindi necessaria un'accelerazione nei prossimi due anni, altrimenti si rischia di non raggiungere gli obiettivi stabiliti e di non ricevere i restanti novanta miliardi che sono previsti per i prossimi sei semestri. Inoltre, lo studio del Parlamento europeo evidenzia che nella revisione del PNRR stabilita dal governo Meloni ci sono stati importanti slittamenti nelle tappe verso la fine del periodo di finanziamento.

In sostanza, una buona parte dei progetti è stata rinviata al 2026, con la decima rata diventata la più grande e il 46% di tutti gli obiettivi collegato ad essa. Per essere più chiari, nel 2026 dovranno essere raggiunti 159 “target” su un totale di 346. Questo significa che nei primi cinque anni gli obiettivi da raggiungere sono 187, mentre nell'ultimo anno sono 159. Questo slittamento è chiaramente un modo per agevolare il conseguimento delle tranches finanziarie, rischiando di non riuscire a realizzare solo l'ultima tranche.

Lo studio di Bruxelles evidenzia anche alcune scelte “politiche” effettuate dal governo Meloni. Ad esempio, rispetto al piano originario, le risorse per le energie rinnovabili, l'idrogeno e la mobilità sostenibile sono state ridotte dell'7,6%. Nonostante i disastri idrogeologici affrontati dal nostro Paese, i fondi per la protezione del territorio e delle risorse idriche sono stati tagliati del 34,4%. Nella sanità, i fondi per l'innovazione, la ricerca e la digitalizzazione del servizio sanitario sono stati ridotti dell'8,7%. Inoltre, la cifra destinata a famiglia, infrastrutture sociali e terzo settore (solidarietà sociale) ha subito un taglio del 25,8%.

Tra le dieci spese più onerose del PNRR, la prima riguarda l'Ecobonus e il Sismabonus fino al 110%, con un ammontare di quasi 14 miliardi di euro. La seconda riguarda la transizione digitale, con poco più di 13 miliardi di euro. La terza riguarda le linee ferroviarie ad alta velocità, con 8,7 miliardi di euro.

Lo studio evidenzia anche la distribuzione dei Grants (finanziamenti gratuiti) e dei Loans (prestiti). “La metà dei pagamenti per le sovvenzioni è concentrata nelle prime tre rate, mentre quelli per i prestiti sono distribuiti in modo più uniforme nel ciclo di vita del piano”. Questa scelta potrebbe avere effetti sul debito pubblico nel periodo successivo. Praticamente si rimanda tutto alla fine del PNRR, ovvero alla fine della legislatura.

In conclusione, Bruxelles avverte che non è più tempo di trucchetti o rinvii sul PNRR e mette in evidenza i ritardi italiani nella messa a terra dei fondi del recovery. L'UE critica per i tagli sui fondi per ambiente e sanità e mette in guardia sui rischi per il debito pubblico. È necessaria un'accelerazione nei prossimi due anni per evitare di non raggiungere gli obiettivi stabiliti e di perdere i finanziamenti rimanenti.

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