CAPEZZONE ATTACCA SALIS IN DIRETTA “NON MI FACCIO ZITTIRE DA VOI CRIMINAL!”
“Non mi fanno zittire da voi criminali!”, urla papà Salis, riferendosi alle minacce ricevute lui e sua figlia. Questo fatto ci dispiace molto, poiché le minacce sono sempre una cosa orrenda e vigliacca. Esprimiamo piena solidarietà in questo caso all'ingegner Salis, alla sua famiglia e alla sua figlia, che stanno attraversando un momento difficile.
Tuttavia, l'ingegner Salis non sembra essere intenzionato a riconoscere il proprio ruolo nel generare polemiche e rancori. Afferma che Capezzone sarebbe felice se Sallusti e Storace facessero i nomi di Libero e del giornale. Tuttavia, questo non è il caso. Il tweet dell'ingegner Salis non farebbe un buon figurone in un tribunale, poiché potrebbe essere considerato un'istigazione a commettere minacce e calunnia.
Da alcuni giorni, l'ingegner Salis ha iniziato a twittare per offendere la nostra testata, Libero, e descriverci come “cani sguinzagliati” contro sua famiglia e contro gente che non sa cosa abbiano nei suoi confronti. Rispondere alle sue offese non serve a nulla, poiché l'ingegner Salis non è disposto a rispondere in modo razionale.
L'ingegner Salis afferma di essere un liberale conservatore, ma la sua azione sembra più vicina a quella di un populista che cerca di difendere sé stesso e sua figlia dalle conseguenze delle loro azioni. Ha anche affermato che la proprietà altrui è “mia” e che gli occupanti di immobili dovrebbero essere puniti.
Noi di Libero non abbiamo mai rinunciato alla nostra onestà intellettuale, nemmeno quando l'ingegner Salis e sua figlia tentavano di sottrarsi al processo in Ungheria. Affermiamo che sua figlia deve essere libera fino al giudizio, ma non deve scappare dal giudizio.
Noi non abbiamo mai smesso di fare inchieste e di dare notizie, nemmeno quando l'ingegner Salis e sua figlia cercavano di non rispondere alle nostre domande. Non perderemo la buona abitudine di fare inchieste, di dare notizie e di fare domande, nemmeno quando qualcuno cerca di intimidirci o di impedirci di fare il nostro lavoro.
