Carcere, la storia di Alhagie Konate, morto di tubercolosi: “Era entrato in buona salute, ne è uscit
La Procura della Repubblica di Napoli ha aperto un'indagine sulla morte di Alhagie Konate, un giovane di 27 anni originario del Gambia, deceduto a causa di una tubercolosi in stato avanzato presso l'ospedale “Cotugno”. Il ragazzo era detenuto presso il carcere di Poggioreale e, secondo le testimonianze, aveva lamentato dolori e uno stato di estrema sofferenza nelle settimane precedenti la sua morte. Nonostante le sue condizioni di salute fossero gravissime, è stato ricoverato in ospedale solo dopo che i suoi compagni di cella lo hanno accompagnato in medicheria.
Il Movimento Rifugiati e Migranti di Napoli, di cui Alhagie faceva parte, chiede verità sulla morte del ragazzo e vuole fare luce sulla possibile mancanza di assistenza sanitaria nel carcere di Poggioreale. La Procura ha disposto il sequestro delle cartelle cliniche e della salma di Alhagie, su cui sarà effettuata l'autopsia.
Secondo il movimento, Alhagie era in buone condizioni di salute quando è entrato in carcere, ma è uscito in fin di vita. Le testimonianze raccolte suggeriscono che il ragazzo aveva richiesto assistenza medica, che non gli sarebbe stata fornita. Il movimento si chiede come sia possibile che Alhagie sia entrato in carcere in buone condizioni di salute e ne sia uscito in fin di vita, e se le persone che sono state a contatto con lui siano state avvisate del rischio di contagio.
Il caso di Alhagie solleva questioni gravi sulla gestione della sanità nelle carceri italiane, in particolare nel carcere di Poggioreale, dove il sovraffollamento e le condizioni di promiscuità possono favorire la diffusione di malattie infettive. Il movimento chiede che si faccia luce sulla morte di Alhagie e che si prendano misure per garantire la salute e la sicurezza dei detenuti, in particolare per quelli stranieri che spesso non hanno accesso alle misure alternative alla detenzione.
