Caso Alessia Pifferi: Merita Davvero L'Ergastolo?
Il caso di Alessia Pifferi, la madre accusata della morte della figlia Diana, si è arricchito di una nuova conferma inquietante. Secondo l'ultima perizia psichiatrica richiesta durante il processo d'appello, Alessia Pifferi era pienamente consapevole e lucida quando decise di lasciare sola la sua bambina di 18 mesi, che poi morì di stenti.
La perizia afferma che Alessia Pifferi non era in preda a una crisi né affetta da un disturbo mentale invalidante, e che era in grado di intendere e di volere. Ciò significa che la donna sapeva esattamente cosa stava facendo quando lasciò sola la figlia e che non era vittima di una patologia mentale che potesse giustificare o attenuare il suo gesto.
Il processo si è concentrato sulla questione se Alessia Pifferi fosse capace di comprendere la realtà e di prevedere le conseguenze delle sue azioni. La difesa ha invocato una presunta lentezza cognitiva e ha chiesto una riqualificazione del reato da omicidio a abbandono, ma le perizie non hanno dato adito a dubbi.
I periti hanno confermato che Alessia Pifferi non solo era in grado di intendere e di volere, ma era anche consapevole delle conseguenze delle sue azioni. La sua mente non era quella di una bambina, come qualcuno ha voluto far credere, e aveva la capacità di comprendere la realtà e di prevedere la morte della figlia come conseguenza diretta del suo abbandono.
Il quadro è crudo, ma necessario. Non si può nascondere dietro una patologia ciò che è stato un gesto deliberato e tragicamente consapevole. Diana non è stata dimenticata, è stata lasciata, e la giustizia deve fare il suo corso.
La condanna in primo grado era già stata pesantissima, ergastolo per omicidio volontario aggravato, e le aggravanti erano l'aver agito per futili motivi e il fatto che la vittima fosse sua figlia. La difesa continua a insistere su una presunta lentezza cognitiva, ma le perizie non danno adito a dubbi.
Resta solo una domanda: come si può spiegare, accettare, perdonare l'idea che una madre scelga volontariamente l'assenza, sapendo che quella scelta porterà alla morte della propria figlia? La giustizia ha fatto il suo dovere o rimane qualcosa di irrisolto?
