Caso Almasri, il deputato Pd striglia Nordio: “C'è poco da ridere”. Dimissioni
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Caso Almasri, il deputato Pd striglia Nordio: “C'è poco da ridere”. Dimissioni

Caso Almasri, il deputato Pd striglia Nordio: “C'è poco da ridere”. Dimissioni

Ecco la riscrittura del testo in italiano:

“Caso Almasri, il deputato Pd, Nordio: ‘C'è poco da ridere'. Dimissioni, la liberazione dell'assassino, torturatore, stupratore libico al Mastri ha gettato discredito sul nostro paese, umiliazione a cui sono state sottoposte le nostre istituzioni democratiche. È bastata la comparsa nella scena nazionale di un tagliagole libico per dimostrare quanto fossero lontane dalle realtà le dichiarazioni roboanti di un governo che amava autocelebrarsi come non ricattabile da chi che sia. Niente di più falso di questa pagina oscura della nostra storia repubblicana. Lei, signor ministro, è responsabile e per questo oggi formalmente poniamo la questione di sfiducia nei suoi confronti.

I fatti sono oggettivi e incontrovertibili. Il 2 ottobre 2024, il procuratore della corte penale internazionale ha chiesto l'emissione del mandato di arresto nei confronti di al Mastri, capo della polizia giudiziaria libica e responsabile della prigione di Mitiga. Il 18 gennaio, la corte penale internazionale ha emesso il mandato di arresto. Il 19 gennaio, la Digos di Torino ha posto in stato di fermo il criminale libico, e sempre il 19 gennaio, l'interpol ha inviato al suo Ministero una comunicazione. Il giorno seguente, il 20 gennaio, il procuratore generale di ha avvisato il Ministero. Il 20 gennaio 2025, l'Ambasciata italiana presso l'ONU ha avvisato nuovamente il Ministero della Giustizia.

Ma il 21 gennaio, ancora il Ministero non interveniva, e con una nota ufficiale, dichiarava di stare valutando il caso. Pochi ore dopo, al Mastri era libero e ricondotto con un volo di stato in Libia, dove accusava di avere commesso quei crimini orribili. Signor ministro, la difesa del Governo è stata la fiera delle reticenze, un festival di omissioni e infine un maldestro tentativo di autoassoluzione.

Il 23 gennaio, lei, ministro Nordio, dichiarava che l'espulsione, che la legge attribuisce al Ministro dell'Interno, era stata individuata come la misura più opportuna e appropriata. Non faceva menzione degli scambi di comunicazioni che aveva avuto, non faceva menzione dell'inazione del governo. Ancora dopo molti giorni di silenzio, il 28 gennaio, la premier Meloni, con un sui social, annunciava di essere indagata per il delitto di favoreggiamento, dichiarava la decisione di scarcerare al Mastri, e la richiesta della corte penale internazionale non era stata trasmessa al Ministero. Falso, l'ha smentito lei quando ha dichiarato alcuni giorni dopo in quest'aula che il Ministero aveva ricevuto comunicazioni dall'interpol, dall'Ambasciata italiana e dal Procuratore Generale di .

Il 29 gennaio, scappava dalle informazioni e alla fine era costretta a presentarsi il 5 febbraio in aula. La sua difesa, quella dell'avvocato difensore, è stata pessima. Meno male che ha fatto per 40 anni il Pubblico Ministero, altrimenti gli italiani sarebbero condannati all'ergastolo. Non si è difeso dicendo sostanzialmente che per un caso così difficile aveva il potere e il dovere di interloquire con gli altri organi dello Stato. Dunque, ha fatto una chiamata incorretta del governo e presumibilmente di Palazzo Chigi.

In secondo luogo, ha dichiarato che il testo era troppo complesso, 40 pagine in inglese non consentivano una facile lettura e un'immediata comprensione. Poi, subito dopo, ha detto di aver approfondito quel testo da evidenziare delle incongruenze e delle lacune che non legittimavano l'arresto. Insomma, clamorosamente contraddetto, perché era in difficoltà, non sapeva come uscire da quella situazione in imbarazzo.

Adesso, quanto alla prima giustificazione, non è la prima volta che lei si presenta in quest'aula e attacca i provvedimenti dei giudici dicendo di non averli capiti. Proprio qui, a luglio, del 24, dichiarava che lei aveva letto e compreso La fenomenologia dello spirito di Hegel, ma non aveva compreso la decisione dei giudici del tribunale di riesame sugli arresti nei confronti del governatore Toti. Ora, differenza sua Toti, quelle decisioni deve avere le capite molto bene, perché è corsa a patteggiare 2 anni e 3 mesi di reclusione, convertita in 1620 ore di lavoro socialmente utile.

Razione al fatto che lei dichiarava di non aver compreso le ordinanze dei giudici, noi pensavamo che volesse deridere, come spesso fa la magistratura italiana. Dopo aver detto che anche rispetto al mandato di arresto dei giudici della corte penale non l'aveva compreso, forse dobbiamo pensare che in quella prima occasione in realtà stava autocacciandosi una sua difficoltà di lettura dei provvedimenti dei giudici. Eppure si poteva avvalersi di eccellenze e competenze presso il Ministero che avrebbero potuto aiutare a leggere quel provvedimento. Poteva usare Google Translate. A meno che lei non volesse dire che il processo telematico non funziona in nessun tribunale d'Italia e ora presso il Ministero della Giustizia non funziona nemmeno Google Translate. Sono ovviamente argomentazioni ridicole di un ministro che era ben consapevole di aver fatto scappare un criminale e cercava di giustificarsi.

E vengo all'ulteriore motivazione difensiva. Ha attaccato la corte penale internazionale e ha detto che avendo letto così bene quel provvedimento aveva individuato delle clamorose lacune. Queste lacune consistevano nella data di commissione dei crimini dell'al Mastri e lei utilizzando un errore di battitura nella parte finale del dispositivo dell'ordine dell'ordine laddove si cita il 2011 anziché il 2015 per la data di commissione dei reati. Ha tentato un'operazione da campione mondiale di azzeccaggi e garbugli. Sostanzialmente ha detto che l'al Mastri non ha commesso crimini dal 2011 ha commesso quei crimini orribili dal 2015.

Ora, relazione a quel punto lei sa bene perché è un giurista che la questione che lei ha citato attiene esclusivamente alla giurisdizione, cioè alla competenza della corte penale internazionale e all'opinione del giudice Flores liira è esclusivamente sulla competenza e sulla giurisdizione, non sulla natura criminale di Almasri. Perché i fatti libici sono deferiti dal Consiglio di sicurezza. Signor ministro, mi fa piacere che abbia molto da ridere. Rideranno rideranno meno i cittadini libici sottoposti alle torture non ridete, non ridono noi che siamo imbarazzati per lei. Ridacelo un po' di terra, da di sabbia, da terra ha cercato di tirare negli occhi degli italiani che non sono fessi. C'è poco da ridere. Sua Eccellenza, vieni un po' di terra, da di sabbia, da terra ha cercato di tirare negli occhi degli italiani che non sono fessi. C'è poco da ridere.

Sua Eccellenza, è arrivato il momento di dover render conto di questi fatti. La mozione di sfiducia presentata in quest'aula vuole servire da monito per il nostro Governo e per lei, signor ministro, per la gestione delle politiche di giustizia. La giustizia italiana è al collasso. Le udienze del giudice di pace sono fissate al 2030. Il processo telematico è in tilt. Il carcere sta esplodendo di fronte a queste clamorose difficoltà. Lei risponde con il furore ideologico con una riforma punitiva come quella della separazione delle carriere contro la magistratura. Oppure con difese incredibili rispetto ai colleghi di governo, come del sottosegretario del Mastro, condannato a 8 mesi per rivelazioni segrete d'ufficio. Lei era venuto in quest'aula a dire sì, che tutto sommato quei documenti non erano così segreti. Beh, i giudici italiani l'hanno pensata diversamente e mi permetta di dirle persino il Procuratore di Roma che, nel chiedere l'archiviazione, ha detto che delmasri ha violato il segreto non usato strumentalmente le decisioni delle procure contro le quali vi scagliate sempre la verità è che siete ossessionati dal principio di autonomia e indipendenza della magistratura è contro quel principio che voi vi scatenate e per questo attaccate anche singoli magistrati, ai quali esprimiamo la solidarietà per gli attacchi increscenti, aggressivi e brutali che la destra italiana ha rivolto loro in questi giorni. Ma oggi l'accusa che noi muoviamo non attiene all'inadeguatezza nella gestione delle questioni politiche, ma al fatto che lei si era presentata in quest'aula 2 anni e mezzo fa dicendo che nell'arco di poche settimane sarebbe stato approvato il codice dei crimini internazionali. È sparito il codice dei crimini internazionali e con lei spariscono anche i criminali internazionali che tornano in Libia a compiere il loro lavoro. È una vergogna per il nostro paese che nella sua storia repubblicana e costituzionale si è sempre impegnato nella cooperazione internazionale a tutelare e promuovere la cultura dei diritti umani e la repressione e la punizione degli autori dei crimini internazionali. Per tutte queste ragioni, signor ministro, per i gravi atti che lei ha compiuti per il discredito che ha gettato sul nostro paese, chiediamo la sua rimozione e presentiamo in questa aula la mozione di sfiducia.”


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