CASO RESINOVICH, NUOVE TESTIMONIANZE: IL PARERE DELL’ESPERTO
Il caso di Liliana Resinovic, una donna trovata morta in due sacchi neri nel 2022, è tornato alla ribalta grazie a una nuova testimonianza. Un ristoratore di Trieste ha dichiarato di aver venduto due sacchi neri a Liliana pochi mesi prima della sua scomparsa, e che lei gli aveva chiesto di non dire nulla a suo marito, Sebastiano Visintin, indagato per omicidio. Tuttavia, la validità di questa testimonianza è stata messa in dubbio da molti, tra cui l’avvocata della famiglia della vittima e il medico Pasquale Bacco, che ha definito la storia “un artefatto” e “una volontà di sottolineare il concetto della premeditazione”.
Il dottor Bacco ha sottolineato che la perizia della dottoressa Cattanio ha stabilito che si tratta di un omicidio, e che quindi non si dovrebbe più parlare di suicidio. Ha anche notato che la testimonianza del ristoratore è arrivata in un momento strano, dopo che la procura aveva già accettato la perizia e aveva indagato Visintin per omicidio.
L’avvocato Viola ha aggiunto che la testimonianza del ristoratore sembra “un coniglio tirato fuori dal cilindro” per cercare di depistare le indagini, e che ci sono molte incongruenze nella sua storia. Anche l’avvocato Spoletti ha espresso dubbi sulla validità della testimonianza, notando che il ristoratore ha aspettato quattro anni per fare la sua dichiarazione e che è andato dall’unico indagato della vicenda, Visintin, invece di andare in procura.
In generale, gli esperti legali ritengono che la testimonianza del ristoratore sia debole e che non abbia un grande valore probatorio, soprattutto considerando il tempo trascorso e la modalità in cui è stata fatta. Tuttavia, la procura dovrà comunque accertare la veridicità della testimonianza e la sua portata per l’indagine.

