CASO YARA GAMBIRASIO: LA NUOVA RICHIESTA DELLA DIFESA
La discussione verte sul caso di Iara, una ragazza uccisa a Brembate di Sopra, e sulla condanna di Massimo Bossetti per il suo omicidio. Gli ospiti, tra cui la psicologa giuridica Laura Volpini, il sociologo Matteo Vinattieri, l’antropologa forense Elena Varotto, l’avvocato Carlo Salvagni e il documentarista Federico Liguori, esaminano gli aspetti del caso e sollevano dubbi sulla colpevolezza di Bossetti.
L’avvocato Salvagni sostiene che non c’è un movente chiaro per l’omicidio e che la sentenza non fornisce una ricostruzione dei fatti. La dottoressa Volpini afferma che i moventi ci devono essere, ma che non è necessario per condannare una persona. L’avvocato Salvagni ribadisce che la difesa non ha avuto accesso a tutti gli atti del processo e che la sentenza è basata su un’unica traccia di DNA trovata sugli slip della vittima.
Federico Liguori, che ha studiato il caso, afferma che la ricostruzione dei fatti non quadra e che ci sono molti punti oscuri. Sostiene che il DNA di Bossetti potrebbe essere stato contaminato e che non c’è prova che lui abbia commesso il crimine. Liguori afferma anche che la cella telefonica di Iara aggancia una cella a nord del centro sportivo dove si allenava, il che contraddice la ricostruzione della procura.
La dottoressa Varotto sottolinea l’importanza di contestualizzare i dati scientifici e di non affidarsi solo alla prova del DNA. L’avvocato Salvagni concorda e afferma che se il DNA fosse stato trovato in un punto diverso, probabilmente non si sarebbe parlato di Bossetti.
Il caso solleva questioni sulla gestione delle prove scientifiche e sulla possibilità di errori giudiziari. Gli ospiti concordano che il caso di Iara è complesso e che ci sono ancora molti dubbi sulla colpevolezza di Bossetti. La discussione sottolinea l’importanza di un’indagine approfondita e di una ricostruzione dei fatti accurata per garantire la giustizia.
