Chi ha ucciso Serena Mollicone? Tutte le piste che non hanno risolto il caso
Il 3 giugno 2001, alcuni volontari della Protezione Civile scoprono il cadavere di Serena Mollicone in un bosco a metà strada tra Arce e Sora. Il corpo presenta trx legati con nastro adesivo e fil di ferro, mentre la testa è avvolta da nastro adesivo che copre naso e bocca. L'autopsia non riscontra segni di ferite o contusioni che possano suggerire aggressioni o colpi. Il cadavere non presenta tracce di sangue, neanche della vittima o di altri.
Un solo dettaglio emerge: una ferita profonda all'altezza del sopracciglio sinistro, causata da un urto violento con un oggetto. Il trauma cranio ha probabilmente fatto perdere i sensi a Serena, permettendo all'assassino di imbavagliarla senza incontrare opposizione. La vittima è poi morta per asfissia. La ferita al viso risulterà cruciale solo dopo molti anni.
Nonostante il ritrovamento quasi tempestivo del corpo di Serena, le indagini finiscono per arenarsi. Viene riportato presunti avvistamenti della ragazza nel giugno, ma si tratta di testimonianze vaghe e incerte che non verranno mai provate. I carabinieri indagano sui familiari e i conoscenti, verificando gli alibi del padre Guglielmo e del fidanzato Fioretti, ma non emergono altri sospetti.
La prima pista salta fuori ben 2 anni dopo, quando nel 2003 viene arrestato un carrozziere, Carmine Belli. Il solo elemento che lo incastra è un biglietto del dentista dove andava Serena Mollicone. Nonostante il debole collegamento Belli trascorre più di un anno in carcere mentre affronta il processo con l'accusa di omicidio. Tuttavia, considerata la totale insufficienza delle prove, viene giudicato innocente in tutti e tre i gradi di giudizio.
Nel 2008, il caso sembra destinato ad essere archiviato. Ma sette anni dopo, un carabiniere della caserma di Arce, Santino Tuzzi, fa una rivelazione sconvolgente. Sostiene di aver visto Serena proprio in caserma quel mattino del 1° giugno. La notizia sconvolge il caso, che aveva sembrato chiuso.
