Chiamare un uomo “pelato” è molestia sessuale: la sentenza storica
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Chiamare un uomo “pelato” è molestia sessuale: la sentenza storica

“Il tribunale britannico stabilisce che chiamare un uomo “pelato” è un comportamento sessista e discriminatorio. La sentenza è arrivata a seguito di una lunga causa intentata da un elettricista inglese contro la sua ex azienda, con sede in Italia. L’uomo aveva accusato il suo supervisore di averlo offeso con l’epiteto “pelato del ca*rets” nel 2019, durante una discussione che si era conclusa con la sua licenza.

L’uomo decise poi di ricorrere al tribunale del lavoro britannico, cui l’azienda rispose sostenendo che non c’era nulla di male nel chiamare un uomo “pelato”, poiché gli uomini e le donne possono essere calvi per scelta o per malattia. Tuttavia, i giudici non furono convinti dalle affermazioni della controparte e rilevarono che gli insulti ricevuti dall’uomo erano strettamente legati al suo sesso.

La corte stabilì che essere chiamato “pelato” equivale a essere oggetto di bullismo e discriminazione sessuale, in quanto la caratteristica di essere calvo è più comune in persone del genere maschile. I giudici scorsero oltremodo stigmatizzante la scelta del supervisore di abusare dell’uomo, affermando che era stato compiuto un atto di violenza verbale che causava dolore e umiliazione.

La corte britannica impose alla società di risarcire l’uomo per i danni subiti, senza precisare la cifra esposta. Secondo i giudici, gli atti di bullismo e discriminazione come pure come quelli esemplificati in questo caso non possono essere tollerati. Il giudice enfatizzò la necessità di una società più inclusiva e rispettosa, dove ogni persona può lavorare senza essere soggetta a discriminazione o bullismo. Il caso rappresentò un importante precedente per i diritti dei lavoratori e per prevenire la discriminazione in ambito lavorativo.

Il verdetto giudiziario getta una luce sulla questione della tolleranza e della rispettabilità reciproca, sottintendendo che ogni persona, indipendentemente dal genere o dallo status, debe essere trattato con eguaglianza e rispetto. Questa importante sentenza illustra come la discriminazione e il bullismo non siano più accettabili nella società contemporanea e si pone come una vera e propria sfida per le istituzioni e le imprese.

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