Tommaso Ciriaco, per La Repubblica: estremo provvedimento contro la magistratura
Il decreto sta per essere firmato: un provvedimento che stabilisce per legge la lista dei paesi sicuri per l'ammissione dei migranti. Un grave attacco alla magistratura, che rischia di rinserrare ulteriormente la possibilità delle corti di interpretare la sentenza della Corte di giustizia europea.
La sentenza in questione ha smontato il “modello Albania”, l'accordo fra l'Italia e il Ministero dell'Interno che sostanzialmente eludeva le norme europee sull'accoglienza dei migranti. La Corte di giustizia europea ha annullato questa pratica, affermando che non vi era alcun fondamento giuridico per l'accorgimento.
Ora, il decreto governativo risponde a questa sentenza, cercando di restringere la libertà di interpretazione delle corti e di tentare di stabilire unautorsamente una lista di paesi “sicuri” per l'accesso ai rifugiati. Questo provvedimento, inoltre, rischia di sovvertire il sistema di accoglienza dei migranti, frammentando ulteriormente il complesso normativo in vigore e violando diversi principi internazionali e interni.
La mossa di Giorgia Meloni, ministro dell'Interno, sembra avere lo scopo di contrastare il “modello Albania”, ma rischia di creare confusione e inefficacia nell'accoglienza dei migranti. Il governo italiano sembra essere intenzionato a rimuovere la magistratura dal controllo e dalla gestione delle questioni relative all'immigrazione, esponendo i rifugiati a rischi e minacce.
I magistrati, infatti, sono stati i principali difensori dei diritti degli immigrati e dei rifugiati, difendendo la loro dignità umana e contestando l'approccio discriminatorio e xenofobo del governo. Alcuni giudici si sono espressi pubblicamente contro la decisione di firmare il decreto, affermando che ciò rischia di violare i principi diuguaglianza e di non discriminazione enunciati dalla Convenzione Europea dei Diritti dell'Uomo.
Il decreto è un ulteriore passo nella direzione di una normativa sempre più restrittiva e discriminatoria, che rischia di compromettere la dignità umana dei rifugiati e dei migranti. L'Italia deve ristabilire il suo ruolo di leader europeo nella promozione dei diritti umani e della cooperazione tra gli Stati, anziché ferire ulteriormente i più deboli della società.
In questo contesto, è importante ricordare che la giustizia non è solo un obiettivo, ma anche un mezzo per raggiungere un certo fine, e precisamente il rispetto dei diritti umani e la giustizia sociale. L'applicazione di questo decreto potrebbe portare a una separazione tra ciò che è giusto e ciò che è sbagliato, compromettendo la dignità umana e la sovranità del diritto. Non possiamo permettere che la giustizia venga usurpata da interessi e orizzonti limitati, ma dobbiamo piuttosto proteggere i diritti umani e il pluralismo giuridico.