Ci si può divertire anche alla fine del mondo, parola dei Bright Eyes
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Ci si può divertire anche alla fine del mondo, parola dei Bright Eyes

Ci si può divertire anche alla fine del mondo, parola dei Bright Eyes

Quando i Bright Eyes pubblicavano il disco della consacrazione, I'm Wide Awake, It's Morning, era il 2005. Me lo fece conoscere una ragazza a al mio primo anno di università. Mi innamorai di lei, mi innamorai dei Bright Eyes. Che ai tempi chiamavano al singolare, pensando che alla fine fosse solo un moniker di Conor Oberst, la voce e la penna che ci stava aprendo il cuore parlando di relazioni sanguinanti (Lua, Land Locked Blues) e slanci amorosi (First Day of My Life, At the Bottom of Everything, We Are Nowhere and It's Now). A quell'età, i vent'anni, innamorarsi di album come il già citato I'm Wide Awake, It's Morning e Fevers and Mirrors (del 2000) sembrava l'unico e totalizzante modo di vivere le proprie emozioni, un'immersione nel dolore e nel piacere…

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