“Ci sono troppe armi”, lo sfogo di Borrelli contro la cultura criminale: “Liberiamoci”
“Non ci sono troppe armi”, l'ira di Borrelli contro la cultura criminale: “Liberiamoci”, Allora, quello che vedete alle mie spalle. Questo è il parco, il piccolo parco realizzato in onore e in memoria di Francesco Pio Maimone. Stasera, siamo qui con i genitori di Francesco Pio alle spalle. Vedete un altro giovane, la cui vita è stata spezzata da un farabutto del destino. Incredibile. Lo stesso nome, lo stesso destino, lo stesso fallimento. Stasera, notte terribile, è stato ucciso un altro ragazzo a San Sebastiano, originario di Casoria. Io sono stato adesso dalla famiglia, dalla madre straziata, con la nonna ultranoveantenne, che vorrebbe morire, perché dice la nonna: “Non è possibile che io possa sopravvivere a mio nipote. Non è possibile”. Eppure, sopravviviamo. Ma continuiamo a uccidere.
Ecco, per esempio, Barra, ancora una volta, un assassino, ma che problema avete con le scarpe a Barra, che ammazzano i ragazzi? Francesco Pio Maimone è stato ucciso da un farabutto, perché hanno gettato un po' di birra sopra la scarpa, preso la pistola, iniziato a sparare, ha colpito Francesco Pio, che era da un'altra parte con un amico. Questo ragazzo, Salvo, sembra non entrasse neanche lui in questa vicenda, ma ha litigato con un altro amico, ha preso la Smart, era appena uscito, pure lui, da Nisida. Bisogna interrogarci su questo problema, sul fatto che escono da Nisida e diventano peggio di prima. Bisogna interrogarci. Ha preso la pistola e ha sparato tre colpi, non gliene bastava uno, tre colpi, e è morto. È morto tra le braccia degli amici che l'avevano portato velocemente all'ospedale del mare, ma è arrivato già che era morto. Ventinove anni, faceva il calcio, lavorava, aveva un fratello un po' più grande di lui, che lo amava, aveva regalato, una settimana prima, per il suo 18° compleanno, la maglietta del portiere del Napoli. E io voglio chiedervi di essere vicini, non solo a parole. Domani, ci sarà un'iniziativa pubblica del parroco, faremo manifestazioni, ma è il momento non solo di fare gli appelli. Io mi rivolgo soprattutto ai genitori, in particolare alle mamme di Napoli e della provincia. Tocca a tutti quanti noi. Abbiamo capito o lo risolviamo noi, il problema, o nessuno ci aiuterà. Sono stati tagliati gli uomini delle forze dell'ordine, Napoli e il Sud sono abbandonati. Potete fare tutta la campagna che volete. Non me ne frega niente di parlare di questo governo, tagliano gli uomini delle forze dell'ordine, chiudono le caserme, levano i fondi, non fanno le infrastrutture. Lo so che siamo distrutti, ma non facciamo inchiesta. Non dobbiamo aspettare lo stato. Dobbiamo agire. Ecco, io sto qui con i genitori, con le mamme, e con le nonne. Io non posso sapere che ci sono ragazzi di 13 e 14 anni che vengono lasciati alle 3 di notte a sparare in mezzo alla strada, perché anche voi siete colpevoli e soprattutto parlo delle vittime.
Ho fatto parlare telefonicamente i genitori di Francesco Pio Maimone con la zia, la mamma non riusciva a parlare non le usciva la voce. E voi sapete cosa significa quando non ti esce la voce. Non le usciva la voce alla mamma, non riusciva neanche a piangere, a un certo punto, non riusciva a guardare il vuoto, come se fossi morta. Voi avete capito che non esiste parola per definire una persona. Esiste la parola per definire se perdi un padre o una madre. Orfano non esiste parola per definire un genitore che sopravvive ai propri figli. Non c'è stata coniata nel nostro vocabolario questa parola eppure loro sono andati avanti, ma giustamente i genitori di Francesco Pio Maimone dicono: “Quanti altri ragazzi devono morire finché ci sia una vera azione presa di coscienza collettiva, perché per ora non c'è stata”. Hanno piantato, si sono disperati, ma hanno continuato a uccidere e a fare ciò che pareva loro. E questi ragazzi non hanno avuto nessun freno. Lo stato è colpevole, lo stato siamo anche noi. Quindi non ci domandiamo cosa può fare la campagna e lo stato per noi. Cosa possiamo fare noi per la campagna e per i nostri figli? Decidiamo noi cosa possiamo fare.
Ecco, i genitori di Francesco Pio Maimone, almeno, sanno una cosa che non solo non è stato dimenticato, ma che in nome suo, in nome di tutte le vite. Non ci sono troppe armi. Non ci sono troppi responsi. Ecco, questa è la verità, e non ce ne andrà via”.