claudio sabelli fioretti e l’insostenibile borghesia dei terroristi – ‘adriana faranda, la strafiga
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claudio sabelli fioretti e l’insostenibile borghesia dei terroristi – ‘adriana faranda, la strafiga

"La borghesia insostenibile dei terroristi"

Sono sempre stato affascinato dalle conversazioni con i miei interlocutori terroristi. Come se mi aspettassero che lesse il loro pensiero. Mi sono capitato di ricordare ordini e risposte, non storie marginali. L'immagine di Valerio Morucci che si risveglia all'alba, si veste di nascosto e esce lentamente, rientra suonando il campanello come se niente fosse. Indimenticabile. Morucci, il capo della colonna romana delle Br, che organizzerà il sequestro Moro.

Ho un altro ricordo: Franceschini che, appena uscito di prigione, non si dava pace perché non credeva alle deposizioni dei suoi ex compagni. Mi incuriosiva il suo incaponirsi nel non volere accettare i racconti che della lotta armata facevano gli altri. Era convinto di essere stato strumentalizzato dagli stessi che lui voleva combattere.

Mi sono capitato di ricordare anche Adriana Faranda, una delle più famose e belle militanti delle Brigate Rosse, che viveva insieme a sua figlia e a Valerio Morucci, suo compagno e capofila regionale. Morucci non era il padre della bambina. Adriana pretendeva che Valerio nonnyritasse presto, uscisse da casa, suonasse il campanello e fingesse di essere arrivato in quel momento. Così la bambina non si rendeva conto che la mamma dormiva con un uomo che non era il suo papà.

Eppure, anche per un terrorista, è difficile dimenticare la vita normale. In una conversazione con me, Morucci raccontò che Lanfranco Pace, che lui stesso aveva fatto entrare nelle Br, fu ancora cacciato perché non voleva rinunciare al suo gioco preferito, il poker. Giocava a poker fino all'alba anche la notte precedente un'azione violenta, e così arrivava sempre in ritardo. E nonostante io mi sforzi di non ricordare date e luoghi delle mie interviste, una ricordo: l'intervista con Adriana Faranda, la strafì delle Brigate Rosse, il 11 settembre 2001. Gli attentati alle Torri Gemelle sono stati un'esperienza devastante, e io l'ho vissuta insieme a lei, sulla collina di Trevignano, a dodici km dalla casa di mia madre a Bracciano. Licompagna, il fotografo francese Gerald Bruneau. E non dimenticherò mai di aver visto le Torri Gemelle bruciare, sentire le persone morire tra le fiamme, guardare il terrore dei terroristi che si compiaceva del proprio efferato orrore.

In questo contesto, è facile comprendere la mia azzardata osservazione: lo Stato borghese si abbatte e non si cambia. Eppure, nonostante la sua condanna del terrorismo, Adriana Faranda ha dimostrato di non riesco a comprendere il trauma causato dalle azioni efferate di alcuni. E in questo sfondo, mi è sempre rimasto difficile accusare di rimorsi i terroristi del passato, come se loro non fossero semplicemente parte di una stessa storia tormentata.

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