Cortocircuito Pd, in Ue vota per von der Leyen ma Schlein: “Non è la nostra Commissione”
“E il voto sulla Commissione Europea? No, non è la nostra Commissione. Ieri, la nuova Commissione Europea è stata eletta con un voto diverso rispetto al precedente, il che dimostra che l'operazione di allargamento compiuta dai popolari di Weber è stata un misero fallimento. Spero anzitutto che rivolgessimo tutta la gratitudine e il riconoscimento dovuto a un uomo che ha svolto con grande competenza e importanti risultati il suo mandato negli ultimi 5 anni, Paolo Gentiloni. Ha interpretato al meglio il ruolo del Commissario Europeo, non in rappresentanza di un solo paese, ma dell'Europa tutta, non secondo interessi di partito, ma per interessi comuni europei. E, grazie a ciò, ha dato lustro anche al nostro paese.
Quelle settimane di lavoro a Bruxelles sono state travagliate, ma il voto di ieri dimostra che la Commissione ha perso 30 voti in meno di luglio quando Ursula von der Leyen è stata sostenuta compattamente dalle forze europeiste dei socialisti, dei liberali e dei popolari europei. Le forze europeiste sono le sole che garantiscono un futuro all'Unione Europea, tanto più in questo scenario geopolitico estremamente complesso, dove i conflitti devastanti ci circondano e Trump è alla guida degli Stati Uniti.
Gli eletti hanno il diritto di nominare i propri commissari, così come il Parlamento di fare un accurato scrutinio. È giusto che la nuova Commissione inizi a lavorare presto, ma noi intendiamo misurare questa Commissione su ogni proposta che farà, vigileremo ogni giorno, non ci sentiremo compresi come la nostra Commissione è. È giusto che parta, ma noi non faremo dare per scontati i nostri voti, continueremo a vigilare per difendere le priorità socialiste e le priorità del Partito Democratico, affinché non ci siano marce indietro e smottamenti rispetto al programma stabilito a luglio.
Faremo sentire il nostro peso, il peso di tutta la nostra componente socialdemocratica, partendo da quelle priorità che abbiamo difeso in campagna elettorale. In questa fase cruciale di avvio dei lavori, gli investimenti comuni europei sono cruciali. Sono curioso di capire se i nazionalisti di casa nostra convinceranno i loro alleati europei della necessità di proseguire nel solco del Next Generation EU, che di fatto andrebbe rafforzato. Il primo paese che ne ha bisogno è l'Italia, il primo paese che ha bisogno di un grande piano Industriale Europeo che accompagna la conversione ecologica digitale è l'Italia.
Siamo chiamati a difendere l'Europa sociale e del Lavoro, difendere l'attuazione di un Green Deal che assicuri una transizione giusta che non lasci nessuno indietro. Saremo assetati di felicità se ci riusciremo a garantire sforzi politici per una maggiore integrazione e gli sforzi diplomatici che finora sono mancatiti per la pace. Non accettiamo la normalizzazione della guerra, perché la guerra non è normale. È un male che continua ad abbattersi anzitutto sulle persone più fragili, ma nelle sue conseguenze economiche si abbatte in modo pesante su tutta Europa e sul mondo.”