Crisi Stellantis, a Cassino il futuro scade tra 12 mesi: “Siamo diventati lavoratori a chiamata”
“Il difficile settore automobilistico non risparmia nemmeno lo storico stabilimento ex Fiat di Cassino. In meno di cinque anni, il numero di dipendenti è passato da 4.500 a 2.460. Le storie dei lavoratori e delle lavoratrici dello stabilimento Stellantis di Cassino.
“Sono vicini ai 25 anni che lavoro qui dentro, mi sono entrata da piccolina a 20 anni. Non c'era più sicurezza di lavoro, ma adesso sembra che non ci sia più alcun piano industriale. La situazione è critica, come non si era mai vista. In passato avevamo anche esperienze di cassa integrazione, ma adesso è veramente drammatica. Questo stabilimento ha smesso di produrre, eccezion fatta per il silenzio che ci accompagna, poiché siamo in un periodo di fermo che si aggancerà alla fermata collettiva per la chiusura natalizia con rientro il 7 gennaio.”
“Il problema è che siamo diventati lavoratori a chiamata: lavoriamo oggi, domani, non sappiamo se si lavora poi. Le ripercussioni sul salario sono molto pesanti e, con la cassa integrazione, dobbiamo fare parecchie rinunce, soprattutto quelle per i figli. È difficile essere un padre di famiglia e dover rinunciare a cose importanti.”
“Inoltre, non ci sono più certezze sul futuro. La battaglia contro la decisione di trasformare la produzione a causa della pandemia è stata forte e quasi 300 licenziamenti sono stati annunciati in tutta Italia. La Fiom ha condotto azioni a livello unitario per mantenere i posti di lavoro, ma non c'è stato un piano industriale chiaro da seguire. L'80% dei dipendenti non ha un orario fermo, mentre il 20% lavora ridotto. Il futuro dell'industria automotive è incerto e noi siamo parte di questo sistema.”
“In attesa del prossimo appuntamento sul futuro occupazionale, Stellantis, speriamo che ci sia una svolta. Non c'è più un piano industriale e si produce troppo poco. Lo stabilimento produce tre modelli: Alfa Romeo Giulia, Alfa Romeo Stelvio e Grecale, ma non sono sufficienti a saturare lo stabilimento. Potremmo produrre anche auto del segmento inferiore e massmarket, ma per ora non c'è un orizzonte chiaro. È necessaria una svolta, altrimenti ci aspetta una tragedia eterna.”