“Danni profondi sui giovani dalla deriva emotiva della guerra”: il monito di Mattarella
In questi ultimi giorni, come siamo stati attraversati da sentimenti contraddittori. Da un lato, il bisogno di condividere la speranza per un futuro di serenità e pace, offerto dalle scoperte scientifiche per l'umanità. Dall'altro, la profonda preoccupazione per un tempo caratterizzato da guerre e violenze che rendono incerto l'orizzonte del mondo.
Nel corso di recenti incontri con i nostri ambasciatori e il corpo diplomatico accreditato, ho soffermato sui punti di crisi che caratterizzano lo scenario mondiale e sull'incertezza prodotta dal venir meno dell'equilibrio internazionale realizzato a partire dal secondo dopoguerra. Questo equilibrio non esiste più, e un nuovo assetto stenta a realizzarsi dopo l'aggressione russa all'Ucraina. Nuovi fronti di crisi sono esplosi, moltiplicando rapidamente gli scenari di guerra.
Il conflitto sembra essere prevalente, e la politica e la diplomazia appaiono accantonate. Dalla scelta delle armi operata da chi ha dato avvio alla guerra, le istituzioni sovranazionali ne risultano indebolite. Le nostre nuove generazioni si confrontano con stupore e disorientamento con le immagini e le parole della guerra.
Occorre una riflessione approfondita sui danni che questa deriva emotiva può produrre lungo periodo sulle donne e sugli uomini di domani, sui loro sentimenti, sulla loro percezione della realtà e sul modo di organizzare la convivenza. Non intendo riferirmi solo alle popolazioni che stanno vivendo sulla loro pelle le ferite dei conflitti, ma su tutti noi.
Le immagini trasmessi dalle guerre seminano in profondità anche in chi non è direttamente coinvolto, paura, inimicizia, incertezza, divisione, odio e barriere di ogni tipo. Abituandosi a convivere con l'odio, si rischia di diffonderlo e di renderlo inestinguibile. Qualcosa che purtroppo è già cambiato.
Credo che possa esserci un nesso tra quei sentimenti e il crescere della violenza intorno a noi nelle nostre società. Cicerone affermava che la storia è maestra di vita, ma talvolta siamo indotti a pensare che questa maestra non venga ascoltata.
Occorre reagire per riaffermare con forza e convinzione le ragioni della Pace, della civiltà, della convivenza e di un mondo libero, solidale e interdipendente. Non possiamo permetterci di trascurare la lezione della storia e di abituarci a convivere con l'odio e la violenza.
La storia è maestra di vita, ma solo se ascoltata e interpretata in modo corretto. Occorre che la comunità internazionale, le istituzioni sovranazionali e i singoli individui riprendano a difendere e a promuovere la pace, la stabilità e la cooperazione tra i popoli.
Non possiamo più permetterci di assistere al ritorno di ombre che pensavamo definitivamente superate. È necessario reagire e riprendere a lavorare per un futuro di pace e di convivenza. La speranza per un mondo migliore è ancora viva, e dobbiamo essere determinati a non perdere questa occasione.