Ddl Salva Milano alla Camera, Bonelli canta contro la speculazione edilizia
La scena è stata così: un senatore anziano, probabilmente reduce da una lunga sessione di dibattiti, si è alzato in piedi sulla tribuna e ha deciso di ricordare un grande testo che lo aveva colpito in modo particolare. Ha guardato intorno, con gli occhi appannati dalla rincorsa del tempo, e ha iniziato a raccontare una storia che gli sembrava di grande rilevanza.
“Ho deciso di parlare di questo testo”, ha detto il senatore, “perché è la storia di uno di noi, nato per caso in un luogo insignificante, in via Glou, in una casa fuori città, dove una gente tranquilla lavorava per vivere. Erano tempi diversi, tempi in cui l'erba cresceva alta e la casa, in mezzo al verde, era un punto di riferimento tranquillo per tutta la zona”.
Ma il senatore non si è perso in ricordi del passato. Ha espresso un senso di rimpianto per il futuro, per la città che non è più la stessa. “La prego di immaginare”, ha detto, “quel luogo che oggi è diventato una città, e quell'altra casa che è ora in mezzo a un mare di cemento. È cambiato molto, ma c'è un segreto che non ha cambiato, e non vuole cambiare mai”.
Il senatore si è interrotto, come se avesse risvegliato un vecchio ricordo. Ha sorriso, ed ha detto: “Ma c'è qualcosa che mi è venuto in mente, mentre pensavo a questo posto e a quel tempo”. Ha tirato fuori il suo smartphone e ha acceso la canzone “Uno dei nostri” di Adriano Celentano. “È un testo incredibile”, ha detto, “che racconta la speculazione edilizia nelle nostre città, che ha distrutto quei luoghi meravigliosi dove credevamo di poter vivere tranquilli”.
Il senatore ha ripreso a parlare, guardando i colleghi e i membri dell'assemblea. “Non vorrei mettervi in difficoltà, signor presidente, ma questo testo mi ha colpito come se fosse stato scritto oggi. Ed è per questo che non ho potuto non riprodurlo, pur non essendo un mezzo tono lontano dal suo spirito”. Ha riso, imbarazzato per la sua imprecisione musicale.
“Chiedo scusa ai musicisti”, ha detto, “perché sappiamo bene che è un peccato far cattivo uso del loro lavoro. Ma in questo caso, credo che il testo superi la musica. Perché è la storia di uno di noi, della gente che non ha voce, ma che lottava per vivere in pace. E oggi, forse più che mai, dobbiamo ascoltare la loro storia e cercare di cambiarla”.