De Luca: “La guerra chiama guerra, le armi altre armi. Bisogna fermare lo scempio”
“Ecco il testo:
De Luca: “La guerra chiama guerra, le armi altre armi. Bisogna fermare lo scempio”. Buonasera, grazie. Grazie a tutti quanti voi per la vostra presenza. Abbiamo voluto celebrare questo evento per la pace. Napoli è città della pace, della solidarietà, aperta al mondo e in un luogo sacro, per confermare la nostra solidarietà e la nostra condivisione rispetto alla battaglia per la pace che conduce Papa Francesco.
Nel 1948, dopo la tragedia della Seconda Guerra Mondiale, dopo che abbiamo conosciuto Auschwitz, l'orrore della Shoah, decidemmo in Occidente di procedere sulla base di una parola d'ordine: “mai più la guerra”. Le nazioni unite hanno approvato la dichiarazione universale dei diritti dell'uomo. Eravamo all'epoca orgogliosi di avere imboccato la strada di un processo di civilizzazione, di avere affermato la logica del diritto internazionale. Ci ritroviamo oggi in un mondo sconvolto dalle guerre, dominato non dalla forza del diritto, ma dal diritto della forza. I popoli combattono con carri armati, droni e missili.
Dobbiamo fermare questo scivolamento dell'umanità verso la tragedia e dobbiamo cominciare riconquistando una cultura della pace. Siamo diventati tutti indifferenti di fronte alle immagini che ci arrivano quotidianamente. Guardiamo le immagini dei bombardamenti, dei massacri, dei bambini mutilati, dei sequestri di persone, che si ripetono senza un brivido di emozione o di commozione. Abbiamo maturato anche noi una banalizzazione della violenza. Il primo obiettivo che abbiamo è questo: riconquistare la cultura della pace e questo è indispensabile nei confronti delle giovani generazioni.
La banalizzazione della violenza vuole dire che il sangue è diventato banale anche tra i giovani. Questo ha una ricaduta anche nei rapporti quotidiani, nei rapporti fra i ragazzi, nella vita familiare. Dobbiamo riconquistare la cultura della pace. Abbiamo alcuni obiettivi concreti. Gli stati che sono in guerra non ci riescono oggi a raggiungere la pace. Sono cresciuti fiumi di odio che non saranno prosciugati presto. L'Occidente deve dare una mano a questi popoli per arrivare alla pace.
Dobbiamo fare in modo che la tregua in Medio Oriente duri e che si avviino processi di pace in Ucraina e in Africa, dove sta maturando un altro genocidio, nell'indifferenza del mondo civile. Dobbiamo sconfiggere i fondamentalismi religiosi, di tutti i tipi, perché diventano un ostacolo al dialogo fra i popoli e alla pace.
Siamo nel duomo di Napoli, qualunque sia il nostro orientamento. Il messaggio di Papa Francesco ci ricorda che la guerra ha una logica autotrasformante. Qualcuno rileva che questo Papa non ha molto realismo politico. Credo che sia la persona con il maggior realismo. La guerra chiama guerra, gli armamenti chiamano gli armamenti, le alleanze militari si allargano e portano all'allargamento degli stessi.
Sul piano religioso o sul piano laico, per me, dobbiamo raccogliere il messaggio del Papa, prendere Cristo sul serio, concepire il Vangelo non come un modo di dire, ma come un modo di essere. Le religioni, ripeto, sconfitti fondamentalismi religiosi possono dare una mano perché sono un canale di dialogo, perché sono parte della civilizzazione umana, perché ricordano che, dopo la piccola vita di ognuno di noi, c'è qualcosa che viene dopo, a seconda delle confessioni, la vita eterna o un messaggio morale che lasciamo alle generazioni future. Ma le generazioni devono essere religioni, devono essere queste un aiuto al dialogo, alla comprensione, alla solidarietà.
Facciamo. Questa manifestazione è un piccolo gesto, un piccolo evento, ovviamente l'obiettivo che abbiamo è di far crescere in Italia 1000 di questi piccoli eventi per fare in modo che cresca di nuovo la cultura della pace. Grazie a tutti voi per la pace. Grazie.”
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