Detenuto torturato in cella a Regina Coeli: “Mi volevano morto, in due giorni mai visto una divisa”
Un uomo di 40 anni, arrestato per un reato minore, è stato torturato per due giorni da altri detenuti nel carcere di Regina Coeli a Roma. I detenuti, che si definiscono “i padroni del carcere”, hanno chiesto all'uomo di nascondere un cellulare, ma lui ha rifiutato. In risposta, gli hanno inflitto botte, soprusi e umiliazioni, e hanno anche contattato una sua amica per ottenere un riscatto.
L'uomo racconta di essere stato legato a letto per due giorni e mezzo, durante i quali ha subito torture fisiche, incluse la perdita di un'unghia e la lesione di un occhio. Non ha visto nessuna divisa o autorità durante quei due giorni, e ha dovuto fingere di dormire per evitare ulteriori violenze.
Sabato notte, ha sentito i detenuti organizzarsi per ucciderlo, facendo finta di dormire. Ha deciso di agire e, nonostante le condizioni fisiche precarie, è riuscito a buttarsi giù dal letto e a raggiungere l'infermeria, dove ha trovato aiuto.
L'uomo denuncia la presenza di cellulari, droga e coltelli all'interno del carcere, e afferma che alcune persone avevano libertà di fare ciò che volevano senza essere controllate. Ha anche sentito parlare di una pistola presente nel carcere.
L'uomo ha deciso di denunciare gli abusi subiti, con l'aiuto dell'avvocato penalista Marco Valerio Verni, per evitare che altri detenuti subiscano lo stesso trattamento. Egli afferma di essere ancora sfiduciato nei confronti dello Stato, ma spera che la parte buona dello Stato ascolti il suo messaggio e faccia qualcosa per fermare la violenza all'interno del carcere.
