Di Matteo: “Corruzione? Non sorprendono i passi indietro. Manca legge sul conflitto di interesse”
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Di Matteo: “Corruzione? Non sorprendono i passi indietro. Manca legge sul conflitto di interesse”

Di Matteo: “Corruzione? Non sorprendono i passi indietro. Manca legge sul conflitto di interesse”

Di Matteo: “La corruzione? Non sorprendono i passi indietro. Mancava la legge sul conflitto di interesse”. Noi come paese facciamo i conti con la questione mafiosa da 160 anni. Non sono bastate 17 commissioni parlamentari Antimafia, non è bastato il sacrificio di decine di magistrati, ufficiali dei Carabinieri, funzionari di polizia, giornalisti, imprenditori, sacerdoti, per vincere questa guerra. Io credo che probabilmente lo Stato italiano non l'ha voluto vincere. E magari, quando parleremo più diffusamente, cercherò di spiegare questa affermazione. Hai detto bene poco fa: “Mafia e corruzione da sempre, ma da una ventina d'anni a questa parte, ancora di più sono due facce della stessa medaglia criminale. Le mafie, in particolare Cosa Nostra, hanno abbandonato quella che era la strategia. Almeno per il momento, hanno abbandonato le scelte non sono mai definitive. Le mafie sanno mutare la loro pelle come un serpente e sanno adeguare le loro strategie a quella che è la situazione complessiva del paese e della e del potere nel paese. Però, dico, in questo momento, hanno abbandonato la strategia dell'attacco frontale alle istituzioni, degli omicidi, delle strade, perché hanno ritenuto più conveniente, più rischioso, più opportuno, tentare di infiltrarsi nel potere ufficiale, tentare di condizionare il potere, tentare di riciclare un'enorme massa di proventi, oggi più che mai, enorme, di proventi di traffico di stupefacent i in attività apparentemente lecite per fare questo, che ha costituito sempre la caratteristica essenziale delle organizzazioni criminali. Guai a pensare che si tratta di bassa malaerba! Invano! In particolare, Cosa Nostra ha nel suo DNA da sempre la capacità e la volontà di convivere con il potere e per fare questo soprattutto in questo momento, le mafie trovano più conveniente rispetto ad uccidere, rispetto al sangue, alla violenza, sulle strade, corrompere, infiltrare le pubbliche amministrazioni, condizionare gli enti locali, la vita degli enti locali, cercare sostanzialmente di portare avanti una strategia di apparente legalizzazione delle mafie. Allora, se il momento e la strategia di Cosa Nostra, in questo momento, è e non solo di Cosa Nostra, soprattutto, noi ci dobbiamo rendere conto che la lotta alla mafia non può prescindere dalla lotta alla corruzione, ripeto, sono due facce della stessa medaglia criminale, oggi più che mai. E però, vi dico che rispetto a questa realtà, la reazione dello Stato, a tutti i livelli, non è omogenea. Noi partiamo da statistiche, partiamo dai numeri. Noi oggi abbiamo in carcere italiane circa 60.000 detenuti, quelli che stanno scontando una pena definitiva per corruzione, concussione o altri reati dei pubblici ufficiali contro la pubblica amministrazione, sono meno di 10. E allora, questo cane cosa può significare? L'alternativa è che o siamo un paese virtuoso, in cui la corruzione è un fenomeno che non esiste, oppure questi fenomeni corruttivi sono sostanzialmente impuniti. E allora non ci dobbiamo sorprendere se poi nelle classifiche che sono state diffuse in questi giorni l'Italia fa un passo indietro in quella che è la percezione del fenomeno corruttivo e della gravità del fenomeno corruttivo, non ci dobbiamo sorprendere se siamo quasi agli ultimi posti negli stati europei, non ci dobbiamo sorprendere neppure se in quella relazione leggiamo che una delle cause di questa percezione negativa è l'assenza, la mancanza di una seria legge sul conflitto di interessi. Questo è fondamentale, tutti ogni tanto ne parlano, ma nessuno la vuole fare. Questo sta diventando un paese in cui il conflitto di interessi è palese in molti segmenti del potere ufficiale, ma lo stiamo quasi per accettare supinamente e io dico che una legge incisiva ci vuole. Io penso per esempio, ha una legge che non solo imponga di dichiarare per esempio a chi assume degli incarichi di governo a livello nazionale o anche locale, di dichiarare quali beni possiede, quali partecipazioni o quote societarie sono nella sua titolarità. Ma che impegna chi assume quel determinato incarico a dismettere la titolarità di quei beni che impegna chi assume determinate cariche, determinati incarichi a informare, a rendere possibile l'informazione completa su quella che è la sua disponibilità economica, i conti correnti, i titoli che possiede quando assume l'incarico e poi quando cessa dall'incarico, per permettere nell'ottica del del Palazzo di Vetro, della piena trasparenza, che deve costituire il presupposto per l'esercizio dignitoso di cui parla l'articolo 54 della Costituzione e con onore delle funzioni pubbliche, per permettere il controllo sul suo operato, per permettere veramente al cittadino di sapere da chi è governato e come è governato. Ecco sarebbero tante le soluzioni che potrebbero rendere più incisiva la lotta alla corruzione, per esempio, equiparare quelle che sono le regole in materia di intercettazioni telefoniche e ambientali che riguardano i procedimenti di mafia a quelle che dovrebbero essere le regole anche in materia di corruzione e concussione, non ha senso oggi sentire dire quando noi cerchiamo di far capire ai cittadini quanto la riforma delle intercettazioni può pregiudicare la sicurezza pubblica, non ha senso sentire dire: “Eh, ma noi le intercettazioni per mafia non le tocchiamo”. Se tocchi quelle e depotenziani nella lotta alla corruzione, nella lotta per la repressione degli abusi del potere, indirettamente colpi anche la lotta alle mafie, se tocchi le intercettazioni per quello che riguarda i reati di traffico di influenza o di turbativa d'asta, se addirittura BROGhi l'abuso d'ufficio, tu indirettamente stai colpendo la lotta alla mafia, stai pregiudicando la lotta alla mafia che si infiltra negli enti pubblici, che si vuole aggiudicare i grandi appalti, le grandi opere, di cui oggi si parla.


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