Doppia sfiducia, doppio voto: l'Europarlamento mette Ursula alla prova
La presidente della Commissione Europea, Ursula von der Leyen, si trova di fronte a una serie di sfide dopo aver archiviato lo Stato dell'Unione. Due mozioni di sfiducia, una causa per diffamazione e un Parlamento europeo sempre più frammentato la costringono a duellare con l'opposizione.
Le due mozioni di sfiducia, depositate da Patrioti per l'Europa e The Left, saranno discusse e votate nella plenaria del 6-9 ottobre. Le ragioni delle due mozioni sono diverse, ma convergenti su un punto: il malcontento verso la commissione.
I patrioti accusano von der Leyen di mancanza di trasparenza e responsabilità, prendendo di mira in particolare gli accordi commerciali con il Mercosur e con gli Stati Uniti. The Left, la sinistra, critica la linea commerciale e insiste soprattutto sull'inazione dell'esecutivo europeo di fronte alla guerra a Gaza.
La doppia iniziativa è senza precedenti e fotografa la crescente frammentazione del Parlamento post-elettorale. Non va dimenticato che a luglio una prima mozione di sfiducia era stata respinta con 360 voti contrari, 175 favorevoli e 18 astenuti.
Il contesto è il discorso sullo stato dell'Unione 2025 pronunciato da von der Leyen il 10 settembre, in cui ha parlato di un'Europa in guerra per assicurare un continente integro che viva in pace. Ha ribadito l'impegno verso Kiev proponendo di usare i 200 miliardi di beni russi congelati per la ricostruzione e ha annunciato il 19º pacchetto di sanzioni contro Mosca.
La vera novità politica è arrivata però su Gaza. La presidente ha condannato l'uso della fame come arma di guerra e ha proposto di sospendere parzialmente l'accordo di associazione UE-Israele per la parte commerciale. Pochi giorni dopo, la commissione ha diffuso delle stime secondo cui la riapplicazione di dazi colpirebbe circa 5,8 miliardi di export israeliano verso l'Europa con un gettito potenziale vicino ai 227 milioni annui.
Una mossa simbolicamente forte, ma che apre divisioni fra gli Stati membri. Berlino e Budapest hanno espresso freddezza, mentre l'Italia finora non ha partecipato ai voti contro Israele in consiglio.
Inoltre, sul tavolo c'è anche una causa per diffamazione intentata da Georghe Piperea, eurodeputato romeno del gruppo dei conservatori e riformisti europei, contro la presidente von der Leyen.
Il voto di ottobre diventa quindi un referendum sulla leadership di von der Leyen e sulla direzione che l'Europa vuole darsi nei prossimi 5 anni. Le due mozioni di sfiducia hanno poche possibilità di passare, ma il peso politico c'è. Serve attestare la tenuta della maggioranza Ursula e la capacità della commissione di guidare un'agenda che tiene insieme sicurezza, competitività, Green Deal e diritti umani a Gaza.
