Dori Ghezzi ricorda Fabrizio De André: “Ai sequestratori disse: 'Perché non avete rapito Guccini?”
Ecco la riscrittura in italiano:
“Dori Ghezzi ricorda Fabrizio De André: ‘Ai sequestratori disse: “Perché non avete rapito Guccini?”, [applauso] penso che non ci sia più futuro se non ci pensiamo realmente. Una delle cose che caratterizzano il nostro tempo è la difficoltà a immaginare un futuro: cosa che prima era un esercizio visionario intellettuale che tutti facevamo, fantasticando sul futuro. Poi, nel corso del tempo, il mondo ci ha un po' scoraggiato a pensare. Non so se oggi direbbe le stesse cose. Sì, infatti, purtroppo stiamo regredendo in certi aspetti. Gli americani, un tempo, si sono vergognati del loro film western. No, un po' l'abbiamo insegnato noi ad affrontarli in modo diverso. Però questa cosa mi porta a ricordare un'altra esperienza. Quando lui parla degli indiani, Fabrizio ha fatto una delle acrobazie intellettuali più clamorose che io abbia mai percepito. Ma non ti chiedrò di raccontarlo. Solo per ricordare il fatto: lui e Fabrizio sono stati oggetti di un rapimento, che è una roba ancora oggi che lascia creduli. Erammo nel 79, quando successe, e 4 mesi di prigionia devastante, durissima. Ma dov'è l'acrobazia intellettuale dopo? Dopo la liberazione, uscì un disco, cosiddetto “l'indiano”, in cui Ghezzi parla del rapimento e perdonare i suoi rapitori, che credo sia un atto di non solo intellettuale ma umano, esistenziale, poetico, per tale la solidarietà con i rapitori, gli esecutori, cioè la manovalanza, anche loro, delle vittime. Pensate che, no, pensate la rabbia che uno può provare dopo essere stato rapito e trattato in quel modo. Lui arrivò a paragonandoli appunto agli Indiani no, cioè ai saldi giusto, anche perché poi c'è stata una reazione direi positiva da parte di chi osava fare questo, togliere la libertà alla gente. Infatti, rapimenti successivamente, a parte alcune cose interne, voglio dire così, non è mai più successa. Ecco, questo vuol dire che è servito. Almeno, quando da loro fu un po' vergognati. Allora Fabrizio era anche autore di battute formidabili, io ne ricordo una del rapimento: anche per un sorriso e vorrei la conferma da Dori se è vera. A quanto sembra, un rapitore poi disse a Fabrizio: ‘preferivate le canzoni di Guccini', e lui rispose: ‘Belin potevate rapire Guccini? Allora è vera'. È vera, È vera. Infatti le cose che ricordo anch'io sono più queste divertenti, che sono accadute in quel momento, perché anche lì l'importante è creare un dialogo con la gente e quindi avevamo creato un dialogo con loro, almeno quei che stavano vicino a noi. Ecco, si è servito molto, ha servito proprio perché poi siamo riusciti anche a dire alcune cose, insomma a passare il tempo quasi in modo divertente, in attesa, e siamo certi che comunque qualunque cosa fosse accaduta ci avrebbero salvati, sì, eh. Proprio perché avevamo creato questo dialogo, rapporto, un altro, un'altra acrobazia, forse la più grande, la più clamorosa, da un punto di vista dell'operazione artistica, il fatto che proprio Fabrizio proprio lui, quel che aveva dato alla parola un senso, quasi un po' sua maniacalità, ma anche come le pronunciava le parole, non! Se sentite i dischi, le pronunciava in un modo assoluto, gli dava proprio una forma quasi di materia alle parole, sembravano quasi uscire dal disco e proprio lui va a fare un disco incomprensibile che è creusa De, ma c'è un intero disco cantato in un dialetto che anche molto del tutto incomprensibile, quindi smentendo l'assunto principale della sua musica e dimostrando appunto che anche smentirsi può produrre, cioè rovesciare completamente le proporzioni. Era stava comunicando una cosa importante. Quella che dicevi. E poi,-parlando di questo-è incredibile. In Sicilia cantano cros de Ma, vai in qualunque, poteva essere. No solo, ma è quelli che cantano all'estero, farà certo Cer Arnaldo, qui della fondazione, sa. A volte ci arrivano delle registrazioni fatte arriva dall'Iran che cantano perfettamente. Poi, fra l'altro, in genovese, incredibile! La chiamavano Bocca di Rosa. Vorrei ricordare sempre per un altro piccolo sorriso. Ne avrebbe riso, che era molto fiero. Ci fu un anno dopo la sua scomparsa, un concerto pazzesco. Devo dire che molti dei presenti ricorderanno ci furono dentro le cose da Vasco Rossi a gli inceppi di Celentano. Insomma, fu una serata veramente pazzesca per tanti motivi. Arrivò, Arnella Vanoni, e cantò “mi chiamavano Bocca di Rosa”. Io credo che sia ricordo perfettamente si era identificata molto bene e conosceva Ornella. È pazzesco, giuro che poi lei è una interprete perfetta. Infatti, si sentiva molto suo agio nel ruolo, allora eh, e so che poterlo dire, appunto, Perché la conosco, quindi sì. Ma certo, appunto, è la prima lei forse, che esagera in questo senso. Esatto, esatto”.
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