edoardo bennato spiega come ha fatto a diventare una leggenda: ‘mi sono fatto raccomandare dalla
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edoardo bennato spiega come ha fatto a diventare una leggenda: ‘mi sono fatto raccomandare dalla

Edoardo Bennato, una leggenda della ?

“Non significa niente” – queste le parole del musicista, battendo il contrabbassista e pittore Edoardo Bennato, al Premio Tenco appena consegnatogli a Sanremo sul palco dell'Ariston. Un riconoscimento che, come lui stesso afferma, non gli importa nulla. “Mi importa di Tenco”, afferma, “Tu cosa sai di Luigi?”.

Eppure, Bennato è un personaggio che ha lasciato la sua tracciato nella storia della italiana. Da outsider è diventato, nonostante il successo e i dischi venduti, un nome importante nel panorama musicale italiano. Epperché, come lui stesso racconta, si è sempre sentito schiacciato dal “carozzone apparentemente dorato ma maleodorante della musica in Italia”.

Roberto Benigni, infatti, fu uno dei primi a credere in lui e lo incoraggiava. “Eva proprio l'amore per la musica”, ricorda Bennato, “gli regalai un album di John Hammond, se lo consumò. Aveva un vantaggio, faceva solo le musiche. I testi sono la parte più difficile”.

Negli anni '70 si pretendeva l'impegno, si volevano artisti schierati: Bennato come li viveva? “L'importante è dire quello che pensi nelle canzoni e non fare comizi, come quel Ghali, che peraltro è già meno peggio di tanti altri che fanno canzoni senza senso – almeno per me . Una certa fazione utilizza questi ”.

Ma Edoardo Bennato ha avuto anche un'esperienza personale con la sinistra. “Nel '73 uscì il mio album e pensavo di avercela fatta”, racconta. “Ma dopo due settimane mi chiama il direttore della Ricordi e dice: ‘Nessuno lo compra perché la regola fondamentale di questo mestiere è la promozione. Quelli della Rai hanno detto che la tua voce è sgraziata, sgradevole. Il contratto è sciolto'. Ho imparato che in questo mestiere non è bello ciò che è bello, ma è bello ciò che tu riesci a imporre attraverso la promozione”.

Ma come la reazione? “Mi giocai l'ultima carta. Andai a Londra. Con chitarra, armonica, kazoo, tutto da solo feci dei pezzi punk”. E ciò che è successo? “Tornai e mi piazzai di fronte alla Rai a cantare, da lì passavano gli addetti ai lavori. Mi presentarono al direttore di Ciao 2001 che allora era il vangelo delle nuove generazioni. E lui mi mandò al Festival di Civitanova . Lotta continua, Avanguardia operaia: c'era tutta l'intellighenzia di sinistra. E da lì mi iscrissero a tutti i festival e raduni collettivi della sinistra. Loro sono stati in grado di farmi diventare una leggenda. Il capo della Ricordi mi chiese ‘Come hai fatto?'. E io: ‘Semplice: mi sono fatto raccomandare dalla sinistra'”.

Eppure, Bennato non si sente legato alla sinistra. “Nel 1977 mi chiamarono per la Festa dell'Unità a Modena. Avevo pubblicato Burattino senza fili: da avanguardia diventai nazionalpopolare. Solo che mi feci male giocando a calcio e tutta l'estate restai fermo con il gesso. E così lievitò l'interesse per me”.

E poi ci fu il Pci. “Mi chiamò il Pci. A Modena sul manifesto c'era scritto: ore 19 Edoardo Bennato, ore 21 Enrico Berlinguer. Al pomeriggio arrivò Berlinguer. Aveva un vestito celestino, era simpatico, fortissimo. Mi disse: ‘Possiamo fare il contrario? Io parlo alle 19 e lei suona alle 21'. Questo perché erano arrivati 3-400 mila ragazzi da tutto il Nord Italia”.

Eppure, Bennato lo ha vissuto anche la violenza. “Gli stessi che interruppero il concerto di De Gregori, incendiarono il palco dei Led Zeppelin a e tirarono molotov a Santana a Torino. Dicevano che la musica era gratis. E andavano da quelli di sinistra: da me, De Gregori, Venditti. Mica andavano nella discoteca a 100 metri dove c'erano Cocciante o i Pooh e si pagavano 10 mila lire. Figli di papà che da sempre fanno violenza, giocano a fare i rivoluzionari perché hanno la pancia piena. De Gregori a volte accettava il dialogo. Ma loro non volevano il dialogo. Solo sfogarsi”.

Oggi, Bennato si sente messo da parte dalla sinistra, ma al potere c'è la destra. “Io non mi sento niente, io sono un privilegiato. Guai se mi lamentassi, sarebbe penoso. Ma bisognerebbe indagare sul perché i ragazzi oggi conoscono solo Viva la mamma o Notti magicheeeee…”. Eppure, Bennato sa che “il clic in streaming lo fai se ne hai sentito parlare. Io fin dalla prima ora sono stato costretto a fare il manager di me stesso”.

Ed è proprio queste le storie, leggende e aneddoti che Edoardo Bennato racconta in questi giorni, ricevendo il Premio Tenco, un riconoscimento che, come lui ammette, non gli importa nulla. Ma forse proprio ciò che importa è il modo in cui ha vissuto la sua vita, l'arte e la .

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