Elena De Filippo, premiata da Mattarella: “Medaglia per chi crede che un altro mondo sia possibile”
Ecco il testo riadattato in 1000 parole senza introduzione:
Attualmente è la presidente della cooperativa Dedalus, dove è entrata a metà degli anni '80 da studentessa universitaria. Elena De Filippo ha condotto una carriera professionale all'insegna della solidarietà, dell'impegno civile, contro il razzismo e l'odio. È tra gli insigniti della medaglia all'ordine del merito conferita dal Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, proprio per il suo impegno sociale.
Io incontro Dedalus per caso, come spesso accade. La incontro da studentessa a metà degli anni '80 e io da studentessa ho partecipato alla prima indagine nazionale sulle migrazioni subito dopo l'assassinio di Gerry Mazzarino. Con alcune organizzazioni che all'epoca già erano attive, partecipammo alla nascita di un movimento antirazzista, un movimento anti-razzista che negli anni '90 ha visto una stagione molto importante, poi si è trasformato anche in una professionalità. Ho deciso di spendere la mia conoscenza all'interno della cooperativa.
I primi progetti sono stati sulle aree di accesso ai servizi per le donne migranti, che sto parlando dei primissimi anni '90. Poi da lì iniziamo a lavorare anche sul tema dei minori, dei minori stranieri non accompagnati che erano present i semafori. Andavamo ai semafori con i primi mediatori culturali. Lo abbiamo fatto per un po' di anni. Noi ci occupavamo di donne vittime di violenza, oltre che appunto persone vittime di grave sfruttamento lavorativo e vittime di traffico di prostituzione. C'è lavoro sull'inclusione scolastica dei minori che arrivano per ricongiungimento familiare, ma anche dei ragazzi del quartiere.
Sono arrivato in Italia nel 2000, ero un minore non accompagnato. Ero allora residente in un istituto per minorenni, praticamente. E lì sono venuto a contatto con la cooperativa Dedalus. Poi, dopo tre mesi, sono stato confermato a lavorare per la cooperativa. Sono 20 anni che sto qui.
Elena è stata per me come la seconda madre. Ho cresciuto con lei, ho frequentato i suoi figli, sono cresciuti insieme. Diciamo più o meno in questa cooperativa, siamo come una famiglia. I camilli operatori e operatrici vanno quotidianamente in strada e incontrano ragazze minori, anche persone transgender, che vivono la strada. Cercano di creare una relazione positiva. Nasce poi l'opportunità di offrire dei servizi, delle alternative alla strada.
Sono una donna trans, orgogliosamente trans. Sono venuta qui per alcuni colloqui con l'area orientamento e formazione. È capitata l'opportunità di poter lavorare qui in segreteria. Elena è una persona buona, perché Elena è una persona che ti accoglie. La vita è cambiata, è stato cambiata. Mi sento una persona sicura, lavoro un lavoro dignitoso.
Siamo a Porta Capuana, è un quartiere fortemente multietnico, un quartiere con tante fragilità e tante complessità. Noi interne anche alla popolazione napoletana, la popolazione locale. Inizii come barista, consegna caffè, poi piano piano ho fatto la formazione con Dedalus. Poi ho ricordato formativo e oggi sono un operatore di Dedalus.
Io ero un utente di Dedalus, una persona sorridente, bella, sempre disponibile. Intravedevo i pericoli della nascita di una società più incline al razzismo, soprattutto l'immigrazione può essere vista come strumentale. No! Ad una classe politica che vuole fomentare la separazione tra le persone, soprattutto tra le persone più povere. Cerchiamo di sfatare questo racconto, cerchiamo di proporre un racconto diverso. È stato come dire un segnale molto importante che ci è stato inviato da parte del Presidente della Repubblica. Credo che sia una medaglia per tutti coloro che credono che un mondo migliore è possibile.
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