Emidio Clementi e Corrado Nuccini per la prima volta a teatro: in scena con “Perché io non spero più di ritornare”
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Emidio Clementi e Corrado Nuccini per la prima volta a teatro: in scena con “Perché io non spero più di ritornare”

Lo spettacolo rappresentato è un viaggio sospeso tra parole e , un esplorazione dell'altrove, un concetto che non solo interpreta la scoperta, ma anche lo spaesamento. In questo contesto, due dei protagonisti, Emidio e Clementi, si esibiscono per la prima volta come interpreti teatrali, salendo sul palco con un atteggiamento di sfrontatezza e di apertura, pronto a raccontare storia.

Il titolo dello spettacolo, “Perché io non spero più di ritornare”, è un verso del poeta italiano del XIV secolo Guido Cavalcanti, ma è anche l'incipit del conflitto lanciato da T.S. Eliot nel suo famoso poema “Mercoledì delle ceneri”. Questo conflitto è il desiderio di un ritorno, ma forse, anzi con certezza, il contrario. È il desiderio di non tornare più, di non tornare nel vecchio ordine delle cose. È il desiderio di essere in un luogo diverso, dove non ci sono più le certezze, dove non ci sono più le memorie della verità.

Emanuel Carnevali, T.S. Eliot e Sam Shepard, tre figure di riferimento per la produzione artistica e letteraria, si presentano in questo spettacolo come “stranieri” in un luogo che non è il loro. Hanno bisogno di questo spazio per accendere la loro voce poetica e raccontare il mondo. Il loro ingresso in questo spettacolo rappresentativo è la soglia per entrare in un mondo sconfinato, dove la e parole si fondono in un'unica, unica arte.

Così, tra le strade di New York di Carnevali, la vastità del mare di Eliot, le camere d'albergo di Shepard, l'auditorio può assistere ai loro viaggi, ai loro peripezie, le loro storie individuali e collettive. Il mondo che hanno conosciuto è un luogo di spaesamento, un luogo in cui non vi è più la certezza, un luogo in cui non vi è più la verità. Questo spettacolo rappresentativo non è, quindi, solo la settanta labile rappresentazione di un soggetto, ma a un viaggio di esplorazione dell'editore e del non editore, in un labile equilibrio tra la voce e il silenzio, tra la verità e la finzione, tra la verità e la menzogna.

Il titolo dello spettacolo ribadisce proprio quest'ambiguità, tra il desiderio di ritorno e non ritorno. Il desiderio di tornare è un desiderio incoerente, un desiderio che stride tra la necessità di tornare e la necessità di non tornare. È il conflitto che anima il poeta, l'artista e lo scrittore, il conflitto tra il desiderio di tornare al nostro punto di partenza e l'impellenza di non tornare, comunicare il proprio messaggio ai presenti.

In questo spettacolo il pubblico può assistere a questo viaggio, a questo viaggio che non è solo un viaggio lontano, ma un viaggio di scoperta, un viaggio di spaesamento. Questo spettacolo rappresentativo non è solo un racconto, ma un nuovo linguaggio, un nuovo linguaggio che unisce la voce e la pagina, il silenzio e il rumore, il non editore e l'editore. Le parole e la musica si fondono in questo spettacolo,Pk totalità di suoni ed emozioni.

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