[EP.5] CONFIDENTIAL – Strage Capaci: “Non fu Brusca ad azionare il telecomando che uccise Falcone”
La strage di Capaci, avvenuta nel 1992, in cui persero la vita il magistrato Giovanni Falcone, sua moglie Francesca Morvillo e tre agenti di scorta (Antonino Montinaro, Rocco Dicillo e Vito Schifani), è stata un’operazione attribuita alla mafia. Tuttavia, alcuni testimoni e protagonisti di quel periodo hanno sollevato dubbi sulla versione ufficiale degli eventi.
Vincenzo Scotti, Ministro degli Interni all’epoca dei fatti, ha espresso dubbi sull’efficacia delle misure di sicurezza adottate per proteggere Falcone e la sua famiglia. Anche Antonio Vassallo, il fotografo che per primo giunse sul luogo dell’attentato, ha raccontato di aver notato alcune incongruenze che non sono state pienamente chiarite. Inoltre, Giuseppe Costanza, l’autista personale di Giovanni Falcone, ha condiviso le sue perplessità sulle circostanze dell’attentato.
Ulteriori dichiarazioni sono arrivate da Luigi Li Gotti, avvocato di Giovanni Brusca, uno degli esecutori materiali dell’attentato. Li Gotti ha affermato che non spetta a lui chiedere a Brusca informazioni su presenze estranee a Cosa Nostra presente a Capaci, lasciando intendere che potrebbero esserci stati altri soggetti coinvolti nella strage oltre ai membri dell’organizzazione mafiosa.
Queste testimonianze e dichiarazioni contribuiscono a mantenere viva la discussione sulla strage di Capaci e sulla possibilità che ci siano stati altri protagonisti o complicità al di fuori dell’ambito strettamente mafioso. La strage di Capaci rimane un evento drammatico e complesso della storia italiana, con Aspetti ancora non completamente chiariti.
