Era nel bosco da poco? – Liliana Resinovich (Video)
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Era nel bosco da poco? – Liliana Resinovich (Video)

Era nel bosco da poco? – Liliana Resinovich

“Era appena entrata nel bosco? – Liliana Resinovich, è fondamentale valutare complessivamente tutti gli indizi in un caso del genere. Non possiamo trascurare dettagli come quel cordino posizionato sul collo di Liliana, che sembra indicare una messa in scena malriuscita. Così afferma l'avvocato Nicodemo Gentile, presidente di Penelope e legale dei familiari di Liliana Resinovich, la pensionata scomparsa da Trieste il 14 dicembre 2021 e ritrovata senza vita in un bosco il 5 gennaio 2022.

Gentile sta per presentare alla Procura i risultati di una consulenza condotta da uno zoologo esperto in comportamento animale. Questo studio ha confermato l'assenza di tracce di animali selvatici sul corpo di Liliana e sui sacchi neri che lo avvolgevano, nonostante il bosco fosse abitato da animali come i cinghiali, noti per essere attratti dalla carne umana. È incomprensibile come nessun animale possa aver toccato il corpo in decomposizione, soprattutto se si considera che il cadavere è rimasto nel bosco per oltre tre settimane.

Gentile ha una sua teoria: Liliana sarebbe stata aggredita altrove e poi trasportata morta nel bosco poco prima del ritrovamento, con l'intento di far sembrare il decesso un suicidio. Questo piano spiegherebbe lo stato relativamente intatto del cadavere. Gentile sostiene che il fratello di Liliana, Sergio Resinovich, critica fortemente l'affidamento esclusivo alla medicina per risolvere il caso. L'errore più grave è stato basarsi solo sugli esami autoptici. Attualmente si attende l'esito del secondo esame sui resti di Liliana, riesumati nove mesi fa e affidati alla dottoressa Cristina Cattaneo, anatomopatologa di fama mondiale.

Tuttavia, non è certo che l'esperta riuscirà a risolvere tutti i misteri di un caso sempre più complesso. Sarà necessario crociare i risultati degli esami scientifici con le indagini tradizionali. A questo proposito, l'avvocato Gentile ha annunciato l'intenzione di chiedere alla Procura di acquisire alcune interviste rilasciate dal marito di Liliana, Sebastiano Visintin, fin dal giorno della scomparsa.

Il comportamento dell'uomo è sembrato insolito rispetto al dolore che ci si aspetterebbe in una situazione simile. Sergio Resinovich ricorda che gli chiedeva di unirsi a loro nelle ricerche e di contattare i media, ma lui rispondeva sempre di aspettare. Aspettare cosa? si chiede Sergio Resinovich, mentre la sua preoccupazione cresce. La denuncia di scomparsa è stata fatta solo la sera e solo dopo insistenza dei vicini. Sua moglie era scomparsa senza telefoni e lui sembrava indifferente.

L'avvocato Gentile aggiunge nel racconto di Sebastiano ci sono opacità che devono essere chiarite. Non stiamo accusando nessuno, ma chiediamo solo che vengano spiegate alcune anomalie. Ad esempio, perché ha consegnato un gomitolo di spago agli inquirenti solo dopo che il suo DNA era stato prelevato per confrontarlo con quello trovato sul cordino? Il cordino era stato trovato sui sacchetti che avvolgevano la testa di Liliana e, sebbene non fosse stretto, ma solo appoggiato, per la famiglia rappresenta una conferma del fatto che il suicidio sia stato simulato.

Riguardo a un'intervista, l'uomo aveva rivelato che il giorno della scomparsa di Liliana alle 14:56 ricevette una telefonata dal telefono della moglie proveniente da un numero sconosciuto. Visintin riferì di aver sentito ansimare e pensando a uno stalker, riagganciò. L'amante di Liliana, Sterpin, era preoccupato perché non aveva notizie della pensionata dal mattino. Gentile commenta: “Sebastiano lo bloccò, impedendogli di chiamare nuovamente o di inviare messaggi. La moglie era scomparsa e invece di allertare la polizia, ha scelto di bloccare il numero. Questo comportamento è incomprensibile”.

Visintin, dal canto suo, afferma di essere sereno e desidera solo la verità, come tutti.”


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