Fine vita, Cappato: “Altre Regioni seguano la Toscana. Legge nazionale? Solo se non peggiorativa”
ellungenford Le parole del portavoce della Lista Cappato: “La vita, Cappato, altre regioni seguono la Toscana. Legge nazionale? Solo se non peggiorativa”. La legge nazionale, ormai, è già attivata in tutta Italia, non solo in Toscana. Stiamo facendo avere ai pazienti in condizioni determinate l'aiuto medico alla morte volontaria. La Toscana avrà finalmente delle regole per attuare quel diritto in tempi e modalità scelti da noi, la stessa proposta come associazione. La portiamo in tutte le regioni italiane. Abbiamo una mobilitazione nazionale il 5 aprile, a livello di parlamento italiano, devo dire non ho alcuna fiducia in materia così controversa. Noi abbiamo avuto più del doppio di voti favorevoli rispetto a quelli contrari. Un gruppo del PD, compatto, un gruppo d'Italia viva, un partito con molti distinzioni, alla fine è stato compatto e determinato. Un gruppo dei 5 Stelle è venuto tutto determinato e addirittura un esponente della Lega, c'è stata funzione politica nell'approvazione della nostra legge, una spinta fortissima. Attenzione! Non solo per il ricorso che è stato fatto dalle opposizioni al collegio dei garanti, su cui penso non vi sarà problema. Il tema sarà poi, che cosa accade da parte del governo, se verrà eccepita e sollevata la questione costituzionale. Se anche fossero riscontrati, a quel punto scatta l'altro meccanismo. Il Parlamento deve per forza di cose decidere, chiedere maggiore autonomia per le regioni, con la mano destra e con la mano sinistra fare ricorso contro un esercizio a mio avviso più che legittimo dell'Autonomia esistente. Credo che possa essere controproducente per loro stessi, quella stessa maggioranza che dice che quella legge non va bene, perché è una legge regionale, è la stessa identica maggioranza che però negava la discussione a livello nazionale, subito dopo le elezioni. Abbiamo chiesto di calendarizzare la proposta di legge sul fine vita, che giace nei cassetti della commissione affari sociali e non viene discussione da novembre 2022. Quindi è chiaro che il Parlamento è colpevolmente in silenzio. I due relatori di maggioranza hanno comunicato proprio nelle ultime sedute del comitato ristretto, di cui faccio parte, che a breve arriverà un testo. C'è il rischio però che alla fine la maggioranza voglia spingersi avanti su una legge per sterilizzare, in realtà, quel che stanno facendo alcune regioni, la Toscana in primis, e soprattutto fare una legge peggiore rispetto a quelle già fissate dalla Corte Costituzionale. Questo rischio esisteva. Secondo me, però, le rassicurazioni che ci hanno dato i relatori, ossia che si parte dalla sentenza della Corte, mi fanno stare più tranquillo. Nella scorsa legislatura, in prima lettura alla Camera, venne approvato un testo. Poi fortunatamente si è fermato al Senato, migliorava l'accesso al suicidio assistito rispetto a quanto previsto dalla sentenza della Corte. Mi viene da dire che è meglio seguire la via regionale. Una legge serve solo se si va verso l'eutanasia legale, contro l'eutanasia clandestina. Se adesso quest'idea che bisogna fare una legge è per impedire alle regioni l'attuazione della sentenza della Corte Costituzionale, e quindi contro il diritto delle persone a essere aiutate a morire senza soffrire, allora è meglio nessuna legge. Da 13 anni abbiamo chiesto una legge sull'eutanasia e non abbiamo mai avuto risposta. Sono interessanti Marina Berlusconi, governatore Zaia, vicepresidente della Camera, Mule… ebbene notiamo come ad esempio in Toscana, l'opposizione Maggiore arriva proprio da Forza Italia, le persone di destra, di centro e di sinistra sono… la stragrande maggioranza favorevole. Il ceto dirigente ha paura di questo tema. Se anche a destra qualcosa si muove, io non posso che esserne soddisfatto. Spero che in futuro, in altre regioni, si voglia seguire il modello della legge toscana. La stessa Zia ha parlato di un regolamento da attuare. Poi, di fatto, tutto fermo. Intanto abbiamo in discussione due leggi d'iniziativa popolare, nostre, in Abruzzo e in Valle d'Aosta, a livello consiliare, la Sardegna ha annunciato di volere approvare la nostra legge. Stiamo un po' in tutte le regioni, dopo la decisione presa dalla Toscana, anche in quelle regioni che avevano bocciato la nostra legge, a inizio aprile, inizieremo la raccolta firme in Umbria con Laura Santi. La regione Lazio non vuole parlare di questo tema. La nostra proposta di legge giace lì da circa un anno e mezzo, dopo una nostra interrogazione, la giunta ha risposto che questa non era materia di consiglio regionale. Ecco, i gruppi di maggioranza hanno abbandonato l'aula, solitamente succede l'opposto. Forse il presidente Rocca è un po' disallineato a certe frange estremiste e fanatiche delle file del centrodestra, e tra l'altro, il presidente Rocca ha detto che esisteva un regolamento nella regione Lazio, non c'è nessun regolamento che disciplini questa cosa. Noi abbiamo chiesto di verificare, di vedere. Ad oggi, non abbiamo avuto risposta. Cosa è certo è che noi non ci fermiamo, nemmeno con le azioni di disobbedienza civile, perché siamo oggi 13 persone indagate in 7 procedimenti giudiziari, nei quali comunque rischiamo da 5 a 12 anni di carcere. Per noi è un dovere morale, innanzitutto personale, è un'urgenza aiutare le persone a non dover subire come una tortura, una condizione di sofferenza insopportabile e irreversibile.”
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