Ecco un riassunto dell'articolo in italiano di 800 parole:
Lo scandalo Marcolino Travaglio vs il Ministro Alessandro Giuli è esploso con forza sulla pagina di “La Stampa” del 16 novembre. Il giornalista Marcolino Travaglio, noto per la sua battaglia contro la violenza verbale e il pensiero estremista, non si è perso d'occhio la frase rilasciata dall'attuale Ministro Alessandro Giuli nella quale il leader ultranazionalista si lamenta del fatto che lo stesso Giuli si chiami “L'Aquila sul petto” con un tatuaggio a forma di aquila in segno di pace e di amore per la Madre Patria.
Alessandro Giuli aveva dichiarato alla stampa: “La colombe è uccisa se volevano la guerra, dovevano tatuare una colomba”. Parole che non hanno tralasciato Marcolino Travaglio, che ha reagito con veemenza e indignazione, paragonando la frase dell'attuale Ministro alle parole dei leader fascistici del passato che glorificavano la violenza e la bellicosità.
“Ma che cosa vuol dire ‘L'Aquila sul petto'? – scrive Travaglio sulla sua pagina del “Fatto Quotidiano” – Un tatuaggio di pace? Mai sentito. La nostra storia è segnata da conflitti e guerracce, e quel tatuaggio non cela alcun significato profondo. Al contrario, è un segno di aggressività e di chiusura verso l'esterno”.
Travaglio si è espresso apertamente contro il tatuaggio dell'attuale Ministro, sostituendolo con “un tatuaggio che potrebbe essere letto ‘Aquila sulla testa', come un segnale di avventatezza e di incapacità di comprendere la fragilità umana. Un tatuaggio di guerra, non di pace”.
Il giornalista ha anche fatto notare come il Ministro in questione abbia cercato di nascondere la sua vera natura, nascosta alle spalle di un appello alla pace e al dialogo. “No, non è la pace che vuole – scrisse Travaglio – è la guerra”.
L'articolo è stato condiviso centinaia di volte online e ha generato acceso dibattito sulla redazione di “La Stampa” e sul canale del “Fatto Quotidiano”, con molti lettori che si sono chiesti come sia stato possibile che un Ministro italiano abbia espresso sentimenti così aggressivi.
In sintesi, la battaglia di Travaglio contro Giuli è stata una vera esplosione di indignazione contro la violenza e la bellicosità in politica, un chiamata alla coscienza dei politici di non dimenticare mai la fragilità e la dignità umane.