Francesco Ancona, il caso riaperto 38 anni dopo
La storia di Francesco Ancona, un muratore originario di Castellammare del Golfo, trovato morto sul ciglio di una strada a Mortara (PV) nel 1987, è stata riaperta dopo 38 anni con una nuova ipotesi: omicidio premeditato. All’epoca si era parlato di suicidio, ma oggi la Procura di Pavia indaga su una possibile cospirazione orchestrata con precisione da parte della vedova, Giovanna Navarra, e di un amico di famiglia, Domenico Scarfò.
Secondo le nuove ricostruzioni, il corpo di Francesco Ancona sarebbe stato avvelenato, colpito e poi posizionato per simulare un incidente. La storia si inserisce in un contesto sociale complesso: la migrazione interna Sud-Nord negli anni ’80, caratterizzata da crisi economica, isolamento sociale e dinamiche familiari difficili.
La perdita del lavoro da parte di Francesco Ancona potrebbe aver scatenato una presunta depressione, considerando che il valore di un uomo era legato alla sua capacità di provvedere alla famiglia. Il caso è stato riaperto grazie a nuove indagini, che suggeriscono che il presunto amico di famiglia e la vedova potrebbero aver innescato un piano criminoso ben congegnato.
Il ritrovamento del corpo sul ciglio della strada, dopo tante ore, fa pensare che il corpo dovesse essere scoperto prima, qualora fosse realmente successo quello che si è ipotizzato. La storia di Francesco Ancona è un esempio di come la verità sugli omicidi non vada mai in prescrizione e di come le indagini possano riaprire casi considerati chiusi.
