Fratoianni: “Guerra escalation che porta alla fine del pianeta. Europa ipocrita e senza voce”
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Fratoianni: “Guerra escalation che porta alla fine del pianeta. Europa ipocrita e senza voce”

Fratoianni: “Guerra escalation che porta alla fine del pianeta. Europa ipocrita e senza voce”

Ecco il testo riportato in italiano:

“Guerra di escalation che porta alla fine del pianeta. Europa ipocrita e senza voce. È possibile che ci tengo molto a riconquistare una capace di fare quel che promette. Noi ci siamo presentati alle elezioni alle politiche alle europee e abbiamo detto pace, pace. Per noi significa basta con le armi, basta con l'escalation. Abbiamo trovato la forza di fare in modo che quel che dicevamo lo praticassimo anche quando si trattava di votare. Ma ripeto, quella scelta non mi sorprende perché pensate alla discussione che è andata avanti in questi 3 anni nella scorsa legislatura.

Allo scoppio della guerra, nelle prime votazioni, mi ritrovai unico parlamentare. Allora non c'era Angelo, non c'era Alleanza per il socialismo, unico parlamentare a votare contro l'invio delle armi. Mi dicevano tutti: “Ma insomma, ma che fai? Vuoi la pace, vuoi la trattativa, vuoi la diplomazia? Ma non capisci che senza il sostegno militare Putin arriverà a Kiev in pochi giorni, non ci sarà più lo spazio per la trattativa che proponi. Noi vogliamo dare le armi non perché siamo per la guerra, ma perché grazie alle armi costruiremo le condizioni sul campo perché la trattativa possa finalmente prendere il volo”.

Dopo 3 anni, la situazione è sotto gli occhi di tutti. La parola trattativa è scomparsa, la diplomazia è umiliata e la parola che ha sostituito queste parole e questo spazio politico è vittoria, vittoria militare. Dal dibattito già allora surreale sulla natura delle armi si discuteva. Allora di quali armi? No, se sono i caschi o i giubbotti antiproiettile va bene, perché sono difensivi. Se sono armi offensive, i lanciarazzi a spalle, no. Denunciavo già allora la follia di questo dibattito, un dibattito insensato.

Le armi quando arrivano si usano e come si è visto da quel dibattito, si è passati rapidamente ai lancia-missili per la difesa degli attacchi dal cielo, poi i carri armati. Vi ricordate il dibattito infinito sui carri armati Leopard? Sì, no, non li daremo e sono arrivati poi gli F16. No, non arriveranno mai. Siamo lì poi i missili all'un gittata. Oggi siamo all'utilizzo di quelle armi in territorio russo, ma non c'è nulla di cui sorprendersi. Era del tutto evidente che saremmo finiti così.

Peccato che questa escalation ci porta ogni ora che passa più vicini al baratro di una guerra totale, di una guerra potenzialmente nucleare, cioè la fine del pianeta, perché questo è quello che abbiamo di fronte. E allora, se questo è quello che abbiamo di fronte, di fronte a questa drammatica realtà, occorre non solo la coerenza di un'opposizione parlamentare nelle sedi opportune, ma la forza di una reazione vasta.

Domani sarò ad Assisi per una marcia straordinaria, Perugia-Assisi, un punto di resistenza. Occorre organizzare nel modo più largo e diffuso una reazione in questo paese e in Europa, di fronte al mutismo di Un'Europa assente e di fronte al rischio che ogni giorno travolge le speranze e il futuro del mondo intero, un rischio che si alimenta nell'ipocrisia di cui parlava Angelo, l'ipocrisia di un Occidente senza voce, di Un'Europa priva di punto di vista, di politica, di parola.

La vicenda palestinese, quello che accade a Gaza e che oggi accade in Libano, grida vendetta al cielo, il genocidio in corso sulla pelle del Popolo palestinese, grida vendetta di fronte all'assenza e all'ipocrisia di un Occidente incapace di pronunciare una parola che sia una e umilia. Francamente, finisco umiliato dall'ignavia del nostro paese. Sarebbe meglio un voto contrario, avessero il coraggio di assumere una posizione. Vengono invece da ormai un anno in Parlamento, in testa a tutti i suoi Ascari, a ripetere che loro sono per due popoli, due stati. Ma quando in Parlamento proponiamo che il governo faccia quel che può fare, ci dicono: “Ma voi, Bonelli, fra due anni volete che l'Italia da sola risolva i problemi del mondo? No, non pretendiamo tanto. Vogliamo che l'Italia faccia quel che può fare”.

Allora , l'Italia può domani riconoscere lo Stato palestinese come hanno fatto altri paesi di questo continente, riconoscere Etel. Se volete che la vostra parola valga un centesimo, altrimenti quell'iperbole della situazione di Gaza, della Cisgiordania e del Libano debba chiedere una reazione dignitosa di tutt'altro segno.”


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