Gianni Occhi e il corteo pro Pal: “Credevo mi arrestassero, la polizia non doveva intervenire”
Gianni Occhi, ex consigliere di Rifondazione Comunista a Milano, è diventato il simbolo degli scontri avvenuti durante il corteo pro Palestina del 12 aprile a Milano. Occhi racconta di essersi trovato in mezzo al corteo, dove gli scontri scoppiarono verso la fine della manifestazione. “Ero in mezzo, cercavo di non farmi sorpassare dai ragazzi incappucciati, ma la polizia ha caricato”.
Occhi spiega che il corteo si era fermato a causa di un blocco operato dalle forze dell'ordine, che sembravano voler chiudere ogni possibilità di fuga. “Eravamo con altri due tre abbiamo cercato di tenerli a bada con un po' di spintoni eccetera perché cercavano proprio il sorpasso”. In quel momento, la polizia caricò e Occhi cadde per terra. “Io ero convinto che volessero arrestarmi, ho dato i numeri, guardate che state rovinando un corteo avete spezzato tutto”.
Occhi sostiene che la polizia aveva un pretesto per intervenire, poiché alcuni partecipanti avevano scritto slogan sui muri. Tuttavia, pensa che non ci fosse bisogno di intervenire in quel modo, poiché avrebbero potuto arrestare i responsabili senza disturbare il corteo. “Non c'era motivo per intervenire se non quello premeditato di interrompere un corteo così bello”.
Occhi lamenta che la violenza sia tornata a Milano, dopo anni in cui il movimento si era raccolto attorno a ideali comuni. crede che ci sia un tentativo di riappacificare le aree anime, ma c'è qualcuno che non lo vuole capire. “Penso che l'obiettivo sia solo farsi vedere perché così si parlerà di loro. La violenza a Milano c'è sempre stata in qualche modo”.
Occhi è preoccupato per il futuro dei giovani che organizzano questi cortei, alcuni dei quali non hanno vissuto gli anni di piombo e non sanno cosa sia successo in Italia in quel periodo. “Spero che nessuno di loro immagini di venire a quella manifestazione se ne stiano a casa”.
