Gio Evan: «Dopo la morte di mia madre ho capito cosa vuol dire restare. Accogliere la perdita è una vittoria. Ho scelto di vivere in montagna per dare fiducia a mio figlio»
Poeta, scrittore, performer, cantautore. E tante, tante altre cose. Trentasette anni, nato a Molfetta ma «con rami ovunque», Gio Evan ha attraversato il mondo a piedi e con la mente, mescolando filosofia, musica e vita vera. Nel suo nuovo libro, Le chiamava persone medicina (Rizzoli), racconta quei legami invisibili che lasciano tracce reali. Le persone che non si limitano a passare, ma restano. E, a volte, guariscono. A luglio torna con Evanland (il 26 e 27 ad Assisi), il festival che ha ideato per riunire comunità, meditazione e arte. Uno spazio suo, che non assomiglia a niente, se non a lui. A ottobre porterà in scena nei teatri parole, musica e pensierocon L'affine del mondo. Intanto in Turno di Notte ricorda la madre, scomparsa nel maggio 2024.Come sta oggi?«Mi sento in…