Giubileo, famiglia rifugiati cacciata da una struttura gestita da suore: “Abbiamo dormito in strada”
La storia di Khaled e sua famiglia è una drammatica dimostrazione della disumanità e dell'indifferenza di alcuni sistemi e strutture che dovrebbero aiutare i più bisognosi. La famiglia, composta dalla moglie incinta e dal bambino di appena un anno, si era rifugiata in una struttura gestita da suore a Roma, dopo aver trascorso cinque giorni in un'altra struttura a pagamento. Tuttavia, al termine del quinto giorno, senza alcuna pietà o considerazione per la loro situazione, i gestori della struttura li hanno buttati in strada, lasciando loro solo il tempo di prendere i loro pochi averi.
La famiglia si è ritrovata sulla strada, senza un tetto sopra la testa, in pieno Giubileo a Roma, città che non è stata accogliente con loro. La moglie incinta, con il bambino piccolo, ha chiesto aiuto alle suore, ma non ha ottenuto risposta. Il marito, Khaled, si è rivolto allo sportello di unione inquilini e, dopo diverse chiamate, è riuscito a trovare una sistemazione per la famiglia.
Tuttavia, la storia di Khaled e sua famiglia è anche un segnale della grave mancanza di posti disponibili per i richiedenti asilo politico e per le famiglie in difficoltà a Roma. La città è affollata di turisti e strutture ricettive gestite dalla Chiesa, che affittano camere a prezzi di mercato, ma non destinano spazi per aiutare le persone in difficoltà. Questo problema interessa non solo i richiedenti asilo politico, ma anche le famiglie con garanzie che non riescono a trovare l'affitto sul libero mercato.
La situazione di Khaled e sua famiglia è drammatica e richiede un'azione urgente da parte delle istituzioni per fornire aiuti e sostegno alle persone in difficoltà. La storia di questa famiglia è un monito contro l'indifferenza e la disumanità, e richiede che noi, come società, prendiamo atto della gravità della situazione e ci schieriamo a favore dei più bisognosi.