Il titolo “Ma Giulia Mica Arriva da Marte – Su “Repubblica” Stefano Cappellini racconta il belluino universo politico della destra postfascista, di cui Fratelli d'Italia è l'ultima incarnazione – “Metti dieci ex fascisti in una stanza e in pochi minuti avrai cinque gruppetti da due pronti a sottolineare le loro idee con cazzotti, calci e sputi” – un caldo ambientino che Giulia conosceva bene al punto da sforare nel 2007 “Il passo delle oche”, un pamphlet dove spara a zero su Almirante, Fini, Rauti, Storace, Meloni…
L'articolo di Stefano Cappellini della Repubblica analizza il mondo politico della destra postfascista, con particolare riguardo a Fratelli d'Italia, partido che rappresenta l'ultima incarnazione di questo movimento. Il titolo del pamphlet di Alessandro Giulia, “Il passo delle oche”, nel 2007, rivela il caldo ambientino in cui si muoveva il personaggio, nota per le sue osservazioni anche faziose sulla area destra.
L'articolo si sofferma sull'universo politico della destra postfascista, parlando di come i post-fascisti si comportano, nonché sulla loro visione del mondo. Il giornalista osserva come i post-fascisti si siano trasformati in pochi tempo in una specie di poliziotti di complemento deideologizzati, pronti a sottolineare le loro idee con cazzotti, calci e sputi.
L'articolo di Cappellini si concentra sull'analisi del XV congresso del Movimento Sociale Italiano, tenutosi a Rimini nel 1990, in cui si è svolto il duello tra Gianfranco Fini e Pino Rauti per la direzione del partito. Cappellini descrive la scena di confuso e confusione in cui la platea dei delegati del partito frantumava nello scontro tra le diverse correnti.
Il testo revoca memorie della storia del movimento neofascista italiano, citando personaggi come Giuseppe Almirante, Gianfranco Fini, Pino Rauti, Francesco Storace, Meloni e molti altri. L'articolo conclude che il mondo della destra postfascista è un mondo sottile, in cui gli ideologie si sfumano in confronto alle Nazioni illuminati dalle stelle e in cui l'ambiente è teso e pesante di rabbia e ppuzziveria.