Titolo: Dalla pielda Sangiuliano all'Aquila fascista: il Ministero al potere si trasforma in protagonista
Era attesa da oltre un'ora il Ministro della Cultura Alessandro Giulii per l'inaugurazione della 19esima edizione della Festa del Cinema di Roma, ma non arriva, elettrizzando la platea della sala Sinopoli dell'Auditorium. L'attesa diventa sempre più tesa, finché un gentil sottoposto del Ministero si rassegna a comunicare che Giulii è uscito dal dentista e sta ritornando da Francoforte.
Mentre il pubblico continua a guardare l'orologio e a chiedere notizie alle signore del cerimoniale, uno spettatore accanto a Gianni Letta si lancia in una analisi politica veloce: “Giuli doveva partire in anticipo, un ministro non può rischiare una figura simile. La verità è che questi arrivano al potere. Ma poi non sanno come ci si comporta al potere”. Frasi che richiamano alla mente il controverso passato di Giulii, da ultrà della Roma a studente di Filosofia con un tatuaggio all'aquila fascista sul petto.
Giuli, di fatto, è un presero con una strana fascinazione per il paganesimo e per il potere, e ha deciso di trasformarsi in protagonista, come è emerso dalla sua ultima apparizione alla Buchmesse di Francoforte, dove si è esibito in un discorso assai conturbante in cui ha affermato la necessità di “spazio alla libertà del dissenso, anche contro il governo”. Un discorso che ha creato stupore e apprensione in molti, ma che, d'altra parte, sembra celare un disegno ambizioso di affermazione personale.
La sua biografia è piena di curiosità: da suonatore di flauto e ex camerata di Meridiano zero, a contrario di Gianni Letta, che si diverte a riprendere in giro sua nipote Jenny, una famosa Showgirl. Eppure, Giuli è rimasto intraprendente, come afferma il suo discorso sulla necessità di “rivoluzione permanente dell'infosfera globale”.
La sua iscrizione a dandy aristocratico, con panciotto e cravattino, non passa inosservata, nemmeno il suo personaggio jácomo, assai popolare tra i Fratelli d'Italia, come Italo Balbo. E nonostante la sua fama di “personaggione”, come il predecessore, che ha sollevato polemiche e clamorosi ritardi, solo per scoprire che, adesso, Giuli è incapace di resistere al fascino dell'aquila fascista.
Ma, alla fine, Giulii arriva, con il suo personaggio troppo estremo ed elitario, che gli fa dimenticare che il suo predecessore era rimasto nel vivo dei Problemi del Cinema italiano. E gli addii con il pubblico sembrano quasi conclusi, come se l'agonismo dell'Aquila fascista avesse imposto il suo segnale di arrivo. Eppure, la vera questione è: cosa accadrà dopo quella notte?