«Ho un contratto a tempo indeterminato, ma guadagno 1200 euro: conto le monete per arrivare a fine mese e non far mancare nulla a mio figlio»
«Ogni imprevisto può mettermi sul lastrico. Oggi mi sento un uomo senza dignità. Eppure lavoro da quando ho 15 anni». Sono queste le parole di Giovanni Rinaudo, metalmaccanico di 48 anni, residente a Torino. È un padre di famiglia, divorziato, ha un contratto a tempo indeterminato, ma fatica ad arrivare a fine mese.
Gli stipendi inceppati agli anni ’90
Giovanni percepisce uno stipendio di circa 1200 euro, eppure per sopravvivere si trova costretto a dover «contare le monete». Ha un contratto a tempo indeterminato e di questi tempi dovrebbe essere una garanzia, invece non lo è. In un Paese come l’Italia, dove la retribuzione è ferma agli anni Novanta,…