Il centro sociale Leoncavallo di Milano è stato condannato alla sfrattazione definitiva dopo 29 anni di occupazione. I giudici della Corte d'appello civile di Milano hanno stabilito che il ministero dell'Interno è stato “inadempiente” nel fare fronte all'occupazione, che era stata condannata in primo grado nel 2003. La proprietà dell'edificio, società Orologio di famiglia Cabassi, ha ricevuto un risarcimento di oltre 3 milioni di euro.
La storia della occupazione del Leoncavallo risale al 1995, quando il centro sociale fu fondato da un gruppo di attivisti e occupanti. Nel 2003, il Tribunale di Milano condannò l'Associazione Mamme Antifasciste del Leoncavallo a rilasciare l'unità immobiliare ai legittimi proprietari, ma il ministero dell'Interno non fece nulla per eseguire la sentenza.
I giudici della Corte d'appello civile hanno stabilito che le ragioni di tutela dell'ordine pubblico non possono giustificare la mancata esecuzione del provvedimento giurisdizionale di rilascio. La società Orologio aveva chiesto una risarcimento per i danni subiti, tra cui l'impossibilità di sviluppare l'area, locarla o venderla, e il danno all'immagine.
Il presidente della Corte d'appello, Giovanni Mangialardi, ha affermato che “non è più possibile sostenere che le ragioni di tutela dell'ordine pubblico siano sufficienti per sospendere l'esecuzione della sentenza di sgombero”. I giudici hanno dato tempo al ministero dell'Interno di adeguarsi alla sentenza, ma se non sarà eseguita la sfrattazione, la proprietà potrebbe ricorrere in Cassazione.
Il centro sociale Leoncavallo, che è considerato uno dei simboli della storia degli autonomi milanese, è stato anche frequentato da Matteo Salvini, all'epoca giovane consigliere della Lega, che aveva difeso i ragazzi del Leoncavallo dallo sgombero chiesto dall'allora sindaco Marco Formentini.
La proprietà è decisa a procedere con la sfrattazione e ha convocato un vertice con l'Avvocatura dello Stato e il prefetto Claudio Sgaraglia per valutare le contromosse alla sentenza. Il prossimo tentativo di sfratto è previsto per il 10 dicembre.
La storia del Leoncavallo è stata segnata da numerose vicissitudini e controversie. Nel 1994, l'allora sindaco Marco Formentini aveva chiesto lo sgombero del centro sociale, ma il provvedimento non fu mai eseguito. In seguito, il Comune di Milano aveva tentato una mediazione con i proprietari non andata a buon fine.
Oggi, il Leoncavallo è considerato alla stregua di una associazione culturale e ai margini dei movimenti antagonisti milanesi. L'edificio che ospita il centro sociale è occupato dal 1995 e la proprietà ha più volte chiesto alla prefettura di eseguire lo sgombero, ma la procedura non è mai stata portata a termine.
La storia del Leoncavallo è un esempio di come la giustizia possa essere inefficace e l'inazione dei poteri pubblici possa generare conflitti e situazioni di stallo. La sentenza della Corte d'appello civile di Milano è un segnale di che il ministero dell'Interno deve prendere atto della situazione e eseguire la sentenza di sgombero.