il 7 ottobre israele ha pagato la sua tracotanza – lo stato ebraico pensava di essere impenetrabile
in , ,

il 7 ottobre israele ha pagato la sua tracotanza – lo stato ebraico pensava di essere impenetrabile

Israel ha smesso di pagare la sua tracotanza. Lo stato ebraico credeva di essere impenetrabile e di non correre più rischi da Gaza. Ma non è così. Soldati e agenti dei servizi hanno ignorato gli allarme e le notizie di un possibile attacco imminente. Come nella guerra del Kippur del 1973, Israele non è riuscita a sfidare la “concezione”, l'abitudine a considerare la pericolosità del nemico non in base alle sue effettive capacità, ma all'interpretazione delle sue intenzioni.

All'alba del 7 ottobre, la popolazione e l'intero apparato militare israeliano sono stati colti di sorpresa dall'offensiva sferrata dalla Striscia di Gaza. A cinquant'anni esatti dall'attacco congiunto egiziano-siriano del Kippur, la storia si ripete. Una disfatta di proporzioni ancora superiori.

Il piano delle forze congiunte guidate da Hamas è ben studiato e molto preciso: colpire la catena di comando dell'esercito israeliano stazionata lungo il confine, neutralizzando la capacità di passare informazioni e di intervenire in tempo reale. Sotto la copertura di un attacco missilistico senza precedenti, una prima ondata di migliaia di terroristi si riversa verso il confine e riesce a infiltrarsi, attivando esplosivi precedentemente posizionati, via terra attraverso oltre sessanta varchi nella barriera, via aria con diversi parapendii, nonché via mare. Al contempo, le videocamere di sorveglianza lungo il confine sono distrutte da droni, rendendo cieche le vedette che perdono il controllo dei numeri e delle direzioni.

L'infiltrazione riesce a penetrare fino alla cittadina di Ofakim, a 30 chilometri dal confine. Nei racconti dei combattenti israeliani, sia i civili che si sono attivati spontaneamente sia i soldati di ruolo, ritorna sempre una frase: “Ci mancava un'istantanea di quanto stava accadendo”. Per molte ore, in ogni area di scontro, chi si mobilita per soccorrere non sa in tempo reale quanti siano i terroristi e in quante località abbiano colpito. Lo scopriranno solo strada facendo.

A un anno da quel tragico giorno, con il Paese impegnato nella guerra a Gaza che ne è scaturita, non è ancora stata istituita una commissione d'inchiesta governativa volta a fare luce sul fallimento sia nell'individuazione della minaccia, sia nella risposta militare durante le prime ore dell'attacco. L'esercito sta conducendo una serie di indagini interne esaminando tutte le diverse arene di combattimento, civili e militari, nonché, a livello complessivo, la falla nell'apparato di intelligence. Al momento della scrittura di queste righe solo una delle indagini, quella riguardante l'intervento nel Kibbutz Be'er i, è stata ultimata e presentata al pubblico.

La base di Re'ïm ospita la Divisione Gaza, preposta alla supervisione di tutte le operazioni militari nell'Otef, l'area a ridosso della Striscia di Gaza in cui risiedono circa 70.000 israeliani. È collocata a metà del perimetro del confine con la Striscia, in prossimità dell'omonimo kibbutz e della radura dove quel weekend si svolge il festival Supernova.

Il 6 ottobre, il colonnello Haim Cohen, comandante della Brigata Nord, Gefen, è in licenza per la festività di Simchat Tòra, come molti altri militari in tutte le unità dell'esercito. Si stima che quel venerdì in Otef si trovassero circa 700 soldati, comprese le unità dei carristi, con 13 carri armati in totale dispiegati nell'area. Al netto delle licenze per la festa, si tratta di circa metà del dispiegamento standard nella zona negli ultimi anni.

Il colonnello Asaf Hamami, comandante della Brigata Sud, Katif, si trova invece alla base di Re'ïm e con lui c'è anche uno dei suoi tre figli, Alon, di 6 anni, che ha insistito per stare con il papà che non vede quasi mai. Altri ufficiali hanno ospitato dei famigliari nella base per la cena festiva del venerdì sera e non è raro che ciò accada, se non ci sono allerte particolari.

Nella valutazione situazionale condotta ogni giovedì mattina dal capo di Stato maggiore, non sono emerse criticità. Anche il generale Yaron Finkelman, capo del Commando Sud, collocato a Be'er Sheva, e il generale Aharon Haliva, capo dell'intelligence militare, si prendono qualche giorno di vacanza.

Intorno alla mezzanotte, succede qualcosa che attira l'attenzione dello Shabak, l'agenzia di intelligence preposta alla sicurezza interna d'Israele. Un certo numero di sim card israeliane – tra le cinquanta e le cento – si attiva quasi simultaneamente all'interno della Striscia di Gaza. È un segnale, uno di quei segnali su cui i servizi di intelligence si basano per decifrare l'ignoto. Non sono delle sim qualsiasi, ovviamente. Sono quelle sim specifiche che Hamas ha fatto arrivare nella Striscia in un determinato momento negli anni precedenti e che Israele è riuscita a intercettare. L'assunto base è che, essendo Gaza coperta da una rete cellulare autonoma, delle schede israeliane possano servire a chi ha intenzione di trascorrere del tempo in territorio israeliano. Se poi ne viene attivato un numero cospicuo in contemporanea, si fa più concreta l'ipotesi che si tratti di un'attività sospetta.

Tuttavia, non è la prima volta che ciò accade: era successo anche sei mesi prima, alla vigilia della Pasqua ebraica, e almeno in altre due occasioni solo nell'ultimo anno, senza che l'attivazione di per sé avesse portato a un'azione offensiva. Eventi che erano stati annoverati probabilmente sotto la rubrica “esercitazioni”.

Nonostante ciò, il segnale è sufficientemente preoccupante per il capo dello Shabak, Ronen Bar, che, all'1:00 di mattina, decide di recarsi al quartier generale dei servizi a Tel Aviv per approfondire la situazione. Quel che cercherà di capire nelle ore successive è se vi siano altre indicazioni, altre “lampadine rosse” che richiedano di formulare una valutazione diversa.

I primi che Bar allerta sono i colleghi del Commando Sud, che a loro volta mobilitano la Divisione Gaza a Re'ïm. Alle 3:30, su pressione del generale Finkelman, il capo del Commando Sud che è in vacanza con la famiglia in Alta Galilea, viene deciso di svegliare il Ramatkal, il capo di Stato maggiore, generale Herzi Halevi. Questi chiede al suo capo di gabinetto di collegare in linea chi di dovere per presentare la questione. Alle 3:45 saranno in linea Finkelman e il generale Oded Basyuk, che guida il dipartimento operativo dell'esercito.

Il capo dell'intelligence militare, generale Haliva – in vacanza a Eilat –, era stato aggiornato mezz'ora prima dal suo capo di gabinetto su quei segnali che gli erano presentati come “segnali deboli”. Tuttavia, non viene convocato durante la consultazione telefonica con il capo di Stato maggiore, né in nessun'altra consultazione nel corso della notte, né reputa necessario attivare una valutazione interna alla sua unità responsabile di decifrare i segnali di intelligence.

Tutti sembrano concordare sul fatto che i segnali non sono sufficienti per indicare che qualcosa di insolito stia accadendo, si propende per classificare l'attivazione delle sim come “esercitazione di Hamas”, così come avvenuto già in passato. Molto peso viene dato all'eventualità che un'azione non giustificata da sufficienti indicatori sul campo possa “bruciare le fonti”, ossia rivelare al nemico il livello di infiltrazione dello spionaggio israeliano…

Solo la settimana prima si è discusso di aumentare il numero dei permessi di lavoro per i palestinesi di Gaza in Israele e le mediazioni sottobanco per mantenere una situazione di relativa calma sono intense. Anche quella notte, l'interpretazione dei segnali di avvertimento è soggetta a questa forma mentis e non riesce a sfidare una concezione consolidata – la Concezione – termine coniato dalla commissione di inchiesta Agranat istituita alla fine della Guerra del Kippur del 1973, che dopo il 7 ottobre troverà ampio e rinnovato spazio nel dibattito pubblico israeliano.

Esattamente come accaduto nel 1973, anche questa volta la pericolosità del nemico non è stata considerata in base alle sue capacità potenziali, ma in base all'interpretazione delle sue intenzioni. Oltre all'illusione di poter continuare il percorso degli Accordi di Abramo – con l'avvicinamento sempre più palpabile all'Arabia Saudita – senza un piano concreto per risolvere il conflitto con i palestinesi.

Cosa ne pensi?
+1
0
+1
0
+1
0
+1
0
+1
0
+1
0
+1
0