La Rai in questi anni ha intrapreso un processo di svecchiamento così radicale da arrivare a sfumare i confini tra parodia e dissing. È ciò che è successo aprendo il fuoco contro la miniserie di Netflix di “Il Gattopardo”, rivaleggiando con l'adattamento del 1963 di RaiPlay con Burt Lancaster e Claudia Cardinale.
La frecciatina è partita dal profilo Instagram di RaiPlay, che ha pubblicato: “Se vogliamo che tutto rimanga com'è, bisogna che tutto cambi. Il Gattopardo rimane sempre lo stesso: Visconti, Lancaster, Delon, Cardinale. Il Gattopardo (quello originale) lo trovi su RaiPlay!”. La critica non manca, arrivando a diagnosticare una radicale differenziazione stilistica tra la serie di Netflix e l'originale del 1963.
Il critico cinematografico Aldo Grasso ha espresso la sua analisi sulla miniserie: “In sottofondo c'è la storia d'Italia, ma insomma nella serie sembrano interessare di più i rapporti familiari. Bisogna dimenticare Lancaster, Delon, Cardinale e quella Sicilia dipinta da Visconti. Netflix si rivolge a un mercato più internazionale, ha il suo stile narrativo che è più simile a un racconto popolare. Alla fine, il personaggio principale è Concetta, che, sia nel libro che nel film, ha una parte secondaria. Lei è la cugina innamorata e delusa di Tancredi, e, nella serie Netflix, è come se fosse lei a raccontare tutto quel mondo in disfacimento”.
Grasso è anche critico riguardo al personaggio di Angelica, interpretata da Deva Cassel, definendola “una figurina” che non fa storia. “Dispiace dirlo, ma Angelica dovrebbe essere la figura di unione tra antico e nuovo, ma qui è un po' una figurina. E le figurine non fanno storia”.
La battaglia tra RaiPlay e Netflix non si chiude qui, ma il confronto aperto sulle differenze stilistiche e narrative tra i due prodotti è un segnale di come la Rai si sia allontanata dalla sua storia per conquistare un nuovo pubblico.