Il giovane Berlusconi e la sua “guerra dei Puffi” che hanno cambiato la nostra televisione
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Il giovane Berlusconi e la sua “guerra dei Puffi” che hanno cambiato la nostra televisione

Il giovane Berlusconi: la serie che racconta l'ascesa del Cavaliere nella italiana

La serie in tre episodi intitolata “Il giovane Berlusconi”, disponibile su dall'11 aprile, si presenta come un'autentica e interessante ricostruzione dell'ascesa di nella italiana. Diretta da Simone Manetti e scritta da Matteo Billi e Piergiorgio Curzi, la serie offre una narrazione avvincente sul percorso del Cavaliere, dalla sua esperienza imprenditoriale a negli anni '70 fino alla fondazione del partito Forza Italia e alle elezioni politiche del 1994.

Il cuore della serie è rappresentato dalla trasformazione che Berlusconi ha portato nel panorama televisivo italiano, trasformando gli spettatori in elettori. Attraverso le testimonianze di alcuni dei suoi collaboratori più stretti, come Fedele Confalonieri e , e di giornalisti che lo hanno intervistato come Giovanni Minoli, emergono la mentalità e le strategie che hanno plasmato l'Italia come la conosciamo oggi, un'eredità con la quale dovremo fare i conti per molto tempo ancora.

La trama di “Il giovane Berlusconi” si focalizza sul ruolo che la televisione ha avuto nella vita di . Grazie alle sue notevoli doti comunicative, il Cavaliere ha compreso sin da subito che il mezzo più efficace e capillare per raggiungere le persone e vendergli un prodotto era proprio la televisione. Come si afferma nella serie, per lui la televisione era “tutto ciò che sta attorno alla pubblicità”.

Berlusconi ha impostato la sua vita, sia professionale che privata, attorno a questa concezione, utilizzando ogni aspetto per vendere un prodotto, che si trattasse di spazi pubblicitari o di un partito politico. Grazie al grande consenso ottenuto grazie alle sue tre reti televisive, Berlusconi ha infatti deciso di scendere in personalmente e ha fondato Forza Italia.

Gli episodi della serie affrontano in modo dettagliato come Berlusconi abbia selezionato i membri del suo partito, utilizzando criteri televisivi. Ciò che contava non era tanto il pensiero del candidato, quanto la sua capacità di apparire in pubblico, il modo di parlare, vestire e suscitare simpatia nel pubblico. La gestione del partito come un'azienda o un prodotto ha dato i suoi frutti: molte persone, convinte che Berlusconi sarebbe riuscito a far ripartire l'Italia come ha fatto con le sue televisioni, si sono trasformate in elettori.

La serie non esclude le voci critiche nei confronti di Berlusconi, una figura estremamente controversa. Tra questi si distingue il ministro della cultura francese Jack Lang, fermamente contrario all'arrivo della televisione di Berlusconi in Francia. Lang, per dimostrare che secondo lui era un errore lanciare La Cinq del gruppo Fininvest, dichiarò: “Berlusconi ha chiaramente distrutto il cinema italiano. Puoi fare cultura e intrattenimento pensando allo spettatore migliore possibile o imponendo i tuoi gusti. Io ho sempre agito seguendo la prima idea, lui la seconda”.

La serie evidenzia anche uno dei momenti più controversi legati alle televisioni di Berlusconi, noto come la “guerra dei Puffi”. Quando le reti di Berlusconi, Canale 5, Rete 4 e Italia 1, furono oscurate, nei magistrati Giuseppe Casalbore di Torino, Eugenio Bettiol di e Nicola Trifogli di ordinarono un black-out televisivo nelle regioni di loro competenza, poiché Fininvest trasmetteva su scala nazionale, cosa non consentita dalla legge fino al 1990. Berlusconi aveva aggirato la legge utilizzando “il pizzone”, ovvero registrando il palinsesto e inviando il nastro alle emittenti locali, che trasmettevano lo stesso programma alla stessa ora, senza trasmissione in diretta. Questa pratica, nota come “interconnessione funzionale”, era legale poiché la legge proibiva solo la diffusione su scala nazionale attraverso i ponti radio.

Per legittimare questa strategia, Berlusconi e Craxi approvarono il “decreto Berlusconi” nel 1984, che consentiva la diffusione del palinsesto sul territorio nazionale. Craxi giustificò la sua decisione appellandosi al sentimento delle persone, affermando che “quegli spazi neri gli davano fastidio” e molte persone protestarono perché non potevano più far vedere ai propri figli i Puffi, abitudine diventata ormai consolidata. Questa sollevazione popolare in difesa delle televisioni di Berlusconi fu chiamata “guerra dei Puffi” o “rivoluzione dei Puffi”.

La serie “Il giovane Berlusconi” offre uno sguardo approfondito sulla figura e sulle strategie adottate da Silvio Berlusconi per trasformare la televisione italiana e ottenere successo anche in campo politico. La serie, attraverso testimonianze dirette e la ricostruzione dei fatti, offre spunti di riflessione sulla trasformazione mediatica e che l'Italia ha subito negli ultimi decenni.

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