Il ministro Giuli alla festa del FQ: “A Cinecittà c’era il decadentismo dell’URSS”
Durante la festa del Fatto Quotidiano, il Ministro della Cultura Alessandro Giuli è stato ospite di un panel sul cinema. Dopo le raccomandazioni del direttore Travaglio di accoglierlo con rispetto, il dibattito ha generato qualche malcontento tra il pubblico per le risposte del Ministro.
Giuli ha dichiarato: “Le parole pesano, non ci serviva Nanni Moretti per capirlo. Bisogna guardare la sostanza delle cose. Sono convinto che il termine genocidio abbia un universo di senso unico. Ciò non toglie che rimane una carneficina. La penso come Liliana Segre sul termine genocidio, che si è attirata addosso un odio orribile solo per aver detto che Netanyahu fa cose sbagliate e terribili ma che quello genocidio non è. Il genocidio è quando sei una bambina e a un certo punto non hai più il diritto di stare a scuola in Italia durante il fascismo. L’olocausto e il genocidio che nella storia del Novecento ha vissuto il popolo ebraico vada lasciato lì dov’è senza però escludere che gli esseri umani oggi possano fare la stessa cosa” risponde Giuli sull’uso del termine ‘genocidio’ per Gaza.
Successivamente, la discussione si è spostata sul cinema, sul tax credit e sui recenti scandali che hanno interessato Cinecittà, di cui Giuli aveva detto in passato che “sembrava l’Unione Sovietica”. I conduttori tornano scherzosamente sulla definizione e il Ministro rivendica: “Non intendevo dire che era una dittatura ma che c’era il tono decadente dell’URSS. Fate bene a rinfacciarmelo.”
Il pubblico ha mostrato alcuni segni di dissenso, ma Giuli li ha invitati a fischiare, dicendo: “altrimenti poi mi accusano di amicizie con gli avversari”. La discussione si è conclusa con un Certain livello di rispetto, nonostante le differenze di opinioni.
