Il mistero dei magistrati che ci sono a non si vedono, la Sinitra li nasconde
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Il mistero dei magistrati che ci sono a non si vedono, la Sinitra li nasconde

Il mistero dei magistrati che ci sono a non si vedono, la Sinitra li nasconde

Il mistero dei magistrati che non si vedono, nascosti dalla Sintatra, e quelli che si autoppongono critiche, ma i giornalisti tendono a non parlare di loro, essendo spesso complici. Ci sono magistrati che lavorano in silenzio e lontano dai riflettori, e che sono veri. Il problema è che lo stigmatizzare gli esempi positivi diventa difficile proprio per questo.

Quando i magistrati si rivolgono contro il famigerato circolo mediatico giudiziario, viene sottostimato il loro ruolo. Nel mese scorso, abbiamo avuto almeno quattro esempi di magistrati che si sono schierati contro il circolo mediatico. Il primo esempio è il procuratore capo di Termini Imerese, Ambrogio Cartosio, che ha dichiarato: “Tutti i cittadini sono tenuti a rispettare le leggi, anche quando non piacciono. I magistrati devono rispettare le leggi, quindi non rispondevamo alle domande che ci venivano rivolte”.

Il secondo esempio è il procuratore di Venezia, Bruno Cherchi, che ha detto: “Il processo non è uno studio sociologico, ma l'accertamento di responsabilità dei singoli. Deve svolgersi in aule giudiziarie con i diritti che anche l'imputato ha”.

Il terzo esempio è il procuratore di Parma, Alfonso Davino, che ha affermato: “Mi fa male vedere che un sospettato e la sua famiglia vengano aggrediti in maniera continua dai giornalisti. Sono contento che con la nostra condotta abbiamo impedito almeno per un mese che la famiglia di Chiara venisse aggredita”.

Il quarto esempio è il procuratore di , Nicola Gratteri, che ha dichiarato: “La credibilità della magistratura è al minimo storico. Dopo il caso Palamara, il capo dello Stato avrebbe dovuto convincere i componenti del CSM a dimettersi”.

Queste dichiarazioni, fatte da magistrati che si sono schierati contro il circolo mediatico giudiziario, sono state sottostimate dai giornalisti, che tendono a non parlare di loro, essendo spesso complici. È necessario riconoscere l'esistenza di questi magistrati che lavorano in silenzio e lontano dai riflettori, e che sono veri.


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