Il regime di Assad è crollato e ora l'Italia teme un'ondata di profughi. Il Libano e la Giordania hanno chiuso le frontiere con Damasco, ma sono migliaia i siriani residenti in Libano che stanno tornando a casa dopo la fine del regime. Nonostante la fisiologica diminuzione degli arrivi nei mesi invernali, il numero di siriani entrati in Europa lungo tutte le rotte è in aumento da mesi e potrebbe lievitare.
Il ministro degli Esteri Antonio Tajani aveva già lanciato un allarme alcuni giorni fa, quando i jihadisti dell'HTS sciamavano dentro Aleppo, affermando che c'era il rischio di un collasso migratorio. Ora, quella “previsione di scenario” sembra essere diventata vera e propria allerta.
Il Libano, che da decenni ospita oltre 1,5 milioni di profughi siriani, tre giorni fa aveva comunicato la propria indisponibilità ad accoglierne altri. Il Paese dei cedri, trasformato in pantano da un mese di offensiva israeliana, ha chiuso le porte ai siriani che in 150mila lo avevano lasciato quando hanno iniziato a cadere le bombe dell'IDF.
La Giordania ha fatto altrettanto, chiusendo le frontiere ai siriani che cercano di fuggire dal paese. Anche il presidente turco Tayyip Erdogan sarebbe politicamente complicato gestire un nuovo esodo siriano, con 4 milioni di profughi già residenti nel Paese diventati cavallo di battaglia dell'opposizione.
La via del mare, lungo la rotta jonica o fino alla Grecia, per molti rischia di essere l'unica opzione. Il numero di siriani entrati in Europa lungo tutte le rotte è già in aumento e potrebbe lievitare, come certifica Frontex. L'ONU parla già di 370mila sfollati, di cui almeno 60-80mila nel Nord-Est della Siria.
Il governo italiano, guidato da Giorgia Meloni, ha espresso la sua preoccupazione per la situazione e chiede di “tarare” gli sfollati che potrebbero cercare un futuro lontano dalla Siria e arrivare in Europa attraverso la rotta balcanica. È importante evitare una nuova crisi migratoria, come hanno ripetuto il ministro degli Esteri Tajani e il titolare della Difesa Guido Crosetto.