Marco Travaglio per “il Fatto quotidiano” – Beppè Grillo e l'ennesima contraddizione
Ricordo a tutti quel comico che aveva un blog, faceva i V-Day e si iscrisse al Partito Democratico (Pd). Giuseppe Fassino, all'epoca segretario del partito, gli stracciò la tessera, dicendo: “Se vuol fare politica, fondi un partito e vediamo quanti voti prende”. Ecco, Beppe Grillo non ha fondato il partito, ma gli succede qualcosa di diverso. Tre anni fa, proprio Grillo, l'uomo che predicava la politica senza soldi, scambiò Monti per un “grillino supremo”, insieme a Cingolani.
Quindi, quando i 5 Stelle precipitavano, chiamò a raccolta Conte, che lavorò gratuitamente per un anno e mezzo, fegatino in ballo, come dire. Tuttavia, l'altro cominciò a far guerra a Conte, che alla fine gli chiese 300 mila euro all'anno per la comunicazione, non comunicando un bel niente, anzi, non andava neppure a votare, e quando parlava, era solo per insultare il leader che aveva scelto.
Adesso, Grillo si è rotto i coglioni, come si suol dire, che due iscritti su tre hanno abolito il partito. Lui chiede di rivotare, ma non gli basta un “vaffanculo”, ne vuole due! E poi, chiede ai suoi sostenitori di non votare, dicendo che il quorum è un furto di democrazia. Ma era il 2011 e aveva un'altra filosofia, al tempo in cui sosteneva i referendum contro la privatizzazione dell'acqua e dei servizi pubblici, l'avversione al nucleare e il legittimo impedimento allo sfruttamento del piccolo.
Inoltre, in quel tempo sosteneva che il quorum è un furto di democrazia, un modo per “fottere il cittadino”. “Chi lo fa andrebbe denunciato…”, scriveva. Ecco, ora fa un furto di democrazia per “fottere il cittadino”, lo stesso Grillo si denuncerà da solo! Tutti insieme al mio via, tre, due, uno, vaffanculo!
La lotta continua tra Grillo e Conte, due uomini che una volta erano amici e ora sono nemici, due uomini che lottano per il potere e per il diritto di governare, ma sembra che entrambi dimentichino la loro originaria visione politica.
Quando Grillo parla di democrazia, sembra di sentir parlare di democrazia di manovella, come in uno spettacolo teatrale, in cui il pubblico si alza in piedi, applaudivo e si chiede “quando è arrivato il momento di togliersi il cappello e applaudire anche alle assurdità”, ma la democrazia non è un carnevale, è la condizione fondamentale di una società liberale, e non è tanto per la forma che conti, ma per la sostanza.
Grillo, il comico, sembra dimenticarsi che la democrazia è anche una lotta per i valori, per la dignità, per la trasparenza e per l'impegno civile, e non solo una guerra per il potere e per la leadership.
Quando Grillo parlava di democrazia, era sincero e convinto, adesso sembra che solo la sua ambizione guidi le sue parole, la sua azione politica è diventata solo un gioco delle ombre, come uno spettacolo di marionette. Speriamo che ancora oggi, qualcuno ascolti le parole del passato, delle prime battaglie della lotta per la democrazia e la libertà, e che si renda conto della vera natura delle parole e delle azioni del partito dei 5 Stelle.