in afghanistan tira una brutta sharia – il mullah hibatullah akhundzada, leader supremo dei talibani
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in afghanistan tira una brutta sharia – il mullah hibatullah akhundzada, leader supremo dei talibani

La situazione delle donne in Afghanistan continua a peggiorare a seguito dell'annuncio sconvolgente dei talebani, secondo cui le donne accusate di adulterio verranno lapidate a morte in pubblico. Questa proclamazione è stata fatta nel nome della sharia, la legge islamica, e ha l'obiettivo di far rispettare la visione rigorosa dell'Islam promossa dal leader supremo talebano, Hibatullah Akhundzada.

Attraverso un messaggio vocale trasmesso dalla tv di Stato, il mullah Akhundzada ha indicato i difensori dei diritti umani occidentali come “rappresentanti del diavolo”. Ha inoltre espresso il suo disprezzo per la democrazia occidentale, ribadendo che i talebani continueranno a punire le donne pubblicamente. Per lui, queste misure sono una prosecuzione della lotta contro le influenze occidentali avviata con la conquista di Kabul.

La notizia ha destato orrore, anche se non sorpresa, tra i gruppi per i diritti delle donne afghane, che ormai vedono minati tutti i loro diritti e le tutele rimaste. Safia Arefi, avvocata e responsabile dell'organizzazione afghana ‘Women's Window of Hope', ha lamentato il silenzio della comunità internazionale di fronte a queste violazioni dei diritti delle donne. Secondo Arefi, la comunità internazionale ha scelto di non intervenire, lasciando le donne afghane solitarie e prive di aiuto.

È opportuno sottolineare che il ritorno dei talebani al potere nell'agosto del 2021, dopo il crollo del governo sostenuto a livello internazionale e il ritiro delle truppe occidentali guidate dagli Stati Uniti, ha portato a restrizioni sempre maggiori per le donne. L'istruzione femminile è stata bloccata oltre le scuole elementari e si sono imposte restrizioni alla partecipazione delle donne nel mondo del lavoro, sia pubblico che privato. Le donne sono state impedite dal lavorare con l'ONU e altre organizzazioni umanitarie. Tuttavia, il mullah sostiene che queste misure seguano la cultura afghana e i principi dell'Islam.

In questo frangente, si evidenzia l'incredibile priorità delle femministe occidentali, che sembrano concentrarsi sulla “fine dell'apartheid e dell'occupazione coloniale in Palestina”. È evidente che il problema della lotta femminista è molto più ampio e urgente, ma per alcune attiviste il patriarcato sembra essere la radice di tutti i problemi, incluso il conflitto in Medio Oriente. Il movimento femminista “Non una di meno” ha persino dichiarato che scioperare contro il patriarcato significa reclamare l'immediata cessazione del fuoco a Gaza per fermare il cosiddetto genocidio. Tuttavia, questa sembra essere solo una scusa per ottenere più partecipazione alle loro manifestazioni. Perché non condannare invece i terroristi islamici di Hamas, che vorrebbero le donne tutte in burqa?

In conclusione, la situazione delle donne in Afghanistan sta ulteriormente deteriorandosi a causa delle politiche dei talebani. Le donne afghane vivono una profonda solitudine e sono prive di aiuto a causa del silenzio della comunità internazionale. È necessario un intervento efficace per difendere i diritti umani e le libertà fondamentali delle donne afghane. È altresì importante che le femministe occidentali diano la giusta considerazione a queste situazioni, invece che focalizzarsi su altri problemi che potrebbero sembrare meno urgenti, ma che non richiedono immediata attenzione.

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