In piazza con le donne afghane: “Onu riconosca l'apartheid di genere come crimine contro l'umanità”
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In piazza con le donne afghane: “Onu riconosca l'apartheid di genere come crimine contro l'umanità”

In piazza con le donne afghane: “Onu riconosca l'apartheid di genere come crimine contro l'umanità”

“In piazza con le donne afghane: ‘ONU, riconosca l'apartheid di genere come crimine contro l'umanità'. Le donne afgane, in occasioni come quella dell'8 marzo, vogliamo ricordare che le donne afgane vivono in una condizione di apartheid di genere. Per 11 anni, i talebani che governano dall'ex capital, Kadhah, non permettono alle donne di uscire di casa se non accompagna da un uomo, non possono andare a scuola, all'università, lavorare, eccetto che in campo sanitario, e in alcuni casi neanche lì. Non possono portare scarpe con tacchi, parlare a voce alta, andare al parco, non c'è libertà per le donne. Solo per questo diciamo che è una segregazione reale delle donne afghane.

Immaginiamo cosa significhi non solo essere controllate dalle telecamere, ma anche avere tutti gli uomini che, da un momento all'altro, possono dire: “quella donna ha fatto qualcosa, l'intero accusa ingiustamente e non trova nessuno che possa difendere la donna, non c'è un apparato di giustizia, non c'è più nemmeno una società che sostenga le donne.

Sono nata e cresciuta in Afghanistan, un paese in cui le libertà delle donne sono state minacciate e estremamente limitate. Sono arrivata in Italia, nel 2021, con l'aiuto della Fondazione Pangea, e qui sono al sicuro con la mia famiglia, i miei genitori, i due fratelli più piccoli e, attualmente, sto studiare.

Noi siamo qui per chiedere di conoscere questa discriminazione come un crimine contro l'umanità e noi lottiamo per voi, donne afgane, e un giorno sarete libere. Questi giorni abbiamo lanciato una campagna a livello mondiale sul riconoscimento del gender apartheid a livello delle Nazioni Unite. L'Italia ha espresso un parere positivo su questo, ma il manca ancora l'Unione europea e molti altri stati europei. È necessario continuare a lottare. Le donne afgane ci hanno chiesto di scendere in piazza e di portare avanti questa istanza e, contemporaneamente, in altre parti del mondo, si sta facendo una manifestazione per ricordare che i diritti delle donne non sono solo l'8 marzo, ma sono 365 giorni dell'anno per tutto il mondo.”


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